Bufera al museo ebraico di Berlino: salta il direttore

Sabato 15 Giugno 2019
Bufera al museo ebraico di Berlino: salta il direttore

Getta la spugna e annuncia le sue dimissioni il direttore del museo ebraico di Berlino. Sullo sfondo un tweet controverso su Israele partito dall'account ufficiale dello Judisches museum. Talmente controverso da provocare una reazione a catena cominciata con il licenziamento dell'autrice del messaggio e concluso con le dimissioni del direttore, il professor Peter Schaefer. «Evitare ulteriori danni al museo ebraico»: è questa la motivazione con cui il professore ha scelto di congedarsi in una lettera alla ministra della cultura Monika Gruetters.

Schaefer era stato duramente criticato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio centrale ebraico, Josef Schuster, che aveva dichiarato: «la direzione dell'istituzione ha perso la fiducia della comunità ebraica». La causa scatenante, un tweet della portavoce del museo che invitava alla lettura di un articolo nel quale 240 scienziati ebrei e israeliani esprimevano posizioni critiche nei confronti della decisione del parlamento tedesco di condannare il movimento per il boicottaggio dei prodotti israeliani, il BDS (Boycott, Divestment, Sanction).

Secondo gli scienziati citati nell'articolo, il BDS - che critica la presenza israeliana nei territori occupati - non è di per sé antisemita. Il tweet della portavoce concludeva: «la decisione dei parlamentari non aiuta nella lotta contro l'antisemitismo». Quest'ultima frase - non citata tra virgolette - aveva dato adito all'interpretazione che si trattasse di un giudizio condiviso dalla direzione del museo e da qui la bufera. Il Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha commentato, secco: «la misura è colma, il museo ebraico di Berlino sembra essere del tutto fuori controllo». Non è la prima volta che il museo finisce nell'occhio del ciclone, del resto. Mesi fa la mostra «Welcome to Jerusalem» - chiusa lo scorso aprile - era stata addirittura oggetto delle critiche del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ne aveva chiesto la chiusura in una lettera alla cancelliera Angela Merkel e alla ministra della cultura. La mostra presentava la città di Gerusalemme in modo troppo incline ad una prospettiva palestinese, secondo il capo di governo israeliano. Gerusalemme era raccontata come capitale religiosa delle tre fedi monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana. Netanyahu inoltre sottolineava in modo critico come «il museo ebraico non fosse legato alla comunità ebraica».

In quella occasione la cancelliera aveva rigettato le critiche. Tuttavia lo Judisches Museum Berlin è un'istituzione statale finanziata per tre quarti da fondi pubblici, riferisce Faz. È comprensibile che una presa di posizione critica nei confronti del parlamento tedesco e del governo israeliano, per di più sull'eterna questione dei territori occupati, non passi inosservata.
 

Ultimo aggiornamento: 19:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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