«Odiare la guerra, ma amare i guerrieri». È il comandamento di Mel Gibson, che porta fuori concorso alla 73ma Mostra di Venezia 'Hacksaw Ridgè.
«Prendere uomo normale che fa cose straordinarie in circostanze difficilissime, è quel che rende questa storia leggendaria», dice Mel, aggiungendo: «Nel mezzo dell'inferno terrestre, va alla guerra a mani nude se non con la sua fede: questo mi ha ispirato, queste sono le storie, gli eroi che dovremmo raccontare». E poi una battuta su Hollywood: «Che significa per me in una parola? Sopravvivenza, la parola che usano tutti». Garfield, viceversa, sottolinea una «cosa straordinaria: Desmond era un uomo semplice, sapeva che non doveva uccidere un altro uomo, ma voleva comunque servire la sua patria» e riflette sull'oggi, tra Isis e altre violenze religiosamente connotate: «La società è violenta, ci sono separazioni, ideologie armate, e il mio Doss è un simbolo, incarna l'idea del vivi e lascia vivere». «Interpretarlo - continua l'attore - è stato difficile, perché fare qualcosa in un Paese che gli ordina il contrario, arrivare a questo tipo di vita coerente con se stessi è arduo».
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