Loredana Berté: «Ecco Manifesto, l'album che racconta di me e di quelle come me. Donne per cui la guerra non è mai finita»

Esce il 5 novembre a tre anni dal precedente “LiBertè”

Giovedì 4 Novembre 2021 di Mattia Marzi
Loredana Berté: «Ecco Manifesto, il disco che racconta di me e di quelle come me. Donne per cui la guerra non è mai finita»

Alla fine degli Anni ‘70, in una delle tante canzoni-manifesto del suo repertorio, Loredana Berté cantava: “Ai suonatori un po’ sballati / ai balordi come me / a chi non sono mai piaciuta / a chi non ho incontrato / chissà mai perché”.

Quel delizioso abitino che era “Dedicato” le fu cucito addosso da Ivano Fossati. Passano gli anni, passano i dischi, ma Loredana Bertè non smette di scegliere le canzoni proprio come si scelgono eleganti abiti, per poi indossarle come solo lei sa fare. Basti ascoltare il nuovo album, “Manifesto”, mai titolo fu più azzeccato: “Racconta di me e di quelle come me. Donne per cui la guerra non è mai finita, come cantavo quarant’anni fa in ‘Non sono una signora’”. Esce il 5 novembre a tre anni dal precedente “LiBertè”.


Che fa, si autocita?
“Sì. Per quello che è stata la mia storia artistica e di vita, la donna è sempre una figura centrale. Mi sono sempre ribellata al ruolo di donna oggetto che ci volevano e ci vogliono, ahimé, ancora dare. L’ho fatto in passato e continuo a farlo ancora oggi in pezzi come ‘Dark lady’, ‘Figlia di…’ e gli altri inclusi in questo album”.
“Ho fatto invidia e ho fatto pena”, canta. Quando l’una e quando l’altra cosa?
“Successi e crisi si sono sempre susseguite. Non rinnego niente, comunque. Lo canto in ‘Persa in un supermercato’: i miei sbagli dovrebbero essere il più grande patrimonio dell’Unesco. L’ha scritta un autore toscano, Il Cile. Ma la vera perla del disco è un’altra”.


Quale?
“’Ho smesso di tacere’, la canzone scritta da Ligabue”.


Per lei aveva già firmato “È andata così”, nel 2016. Come è nata questa nuova collaborazione?
“Aveva scritto il brano per sé. Poi ha visto un’intervista in cui raccontavo in tv di essere stata massacrata di botte e violentata”.


Quando è successo?
“Nel ’75. Avevo 15 anni”.


Perché si è decisa a parlarne solamente dopo 45?
“Perché preferivo rimuovere in qualche modo: la società mi faceva sentire sporca. Poi ho trovato il coraggio di parlarne, anche per aiutare chi ha vissuto o sta vivendo la stessa situazione e non ha la forza di denunciare”.


Torniamo a Ligabue.
“Mi chiama: ‘Ho un pezzo che fa per te’. Quando mi è arrivato sono scoppiata a piangere, ascoltandolo: ‘Sono una di quelle / e lo sono ogni giorno / e ogni giorno mi sveglio così / il suo fiato puzzava / della bestia che ha dentro’”.


Versi crudi.
“Già. Mi sono ritrovata in ogni singola frase. Sa, le parole a volte possono essere macigni, pesare tantissimo”.


Anche negativamente?
“Sì. E io lo so bene. Su di me ne hanno dette e scritte di tutti i colori. Ho cercato di lasciarmi sempre scivolare addosso tutto. Ho sofferto di più quando scrissero tutte quelle cattiverie su Mimì e la sfiga”.


Chi?
“Hanno nomi e cognomi. Io non li nomino, ma sanno che parlo di loro. Ogni volta che li incontro abbassano gli occhi: non li ho mai perdonati”.


Altri momenti salienti del disco?
“’Dark Lady’, dove canto che l’unica donna che ho invidiato è Yoko Ono, per l’amore con John Lennon. Per me, in quegli anni, New York era casa. Andy Warhol, che cito nel testo, mi chiamava ‘Pasta Queen’: cucinai fusilli anche per David Bowie”.


La coloratissima copertina di “Manifesto” è un omaggio alla pop art?
“Esatto. Quel movimento artistico l’ho vissuto personalmente. Nel catalogo della mostra internazionale di Andy Warhol mi hanno dedicato tre pagine”.


Nel disco duetta con Fedez (“Lacrime in Limousine”) e Nitro (“Florida”). Ma della nuova generazione chi le piace?
“Blanco. E i Maneskin: li trovo stratosferici”.


Ha letto? Sabato apriranno un concerto dei Rolling Stones a Las Vegas.
“Mentre i nostri politici ci fanno vergognare, loro ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani. Cosa chiedere di più?”.


Si è ripresa dall’incidente di questa estate?
“Sì. Mi sono dovuta sottoporre a un intervento, niente di così allarmante. Le date che avevo sospeso le ho già recuperate. E ora penso al tour nei teatri che partirà all’inizio del prossimo anno”.


Ha fatto pace con Renato Zero?
“No. Non me lo nomini neppure, per cortesia”.

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