Ligabue, il concerto di Campovolo: «Finalmente qua, dove sono successe già altre magie». Sul palco la Bertè

Sabato 4 Giugno 2022 di Camilla Mozzetti
Ligabue, via al concerto di Campovolo: «Finalmente qua, dove sono successe già altre magie». Sul palco la Bertè

Si riparte sempre dai luoghi del cuore, da quei posti che, per un motivo od un altro, hanno forgiato una parte dell'anima. Non poteva dunque che essere l'Arena di Campovolo il posto da cui Luciano Ligabue è tornato ad esibirsi di fronte al suo grande - oceanico - pubblico. Ben 103 mila fan sono sotto al palco in un concerto che conta numerosi ospiti ed ha già fatto emozionare con l'esibizione in tandem Liga-Bertè.

Campovolo allora quella grande arena nata sulla polvere del vecchio scalo reggiano. Qualcuno lo vorrebbe direttore artistico di questo spazio destinato ora alla musica e ai grandi spettacoli ma il Liga rallenta senza, tuttavia, tirare il freno a mano: «Ci tengo un bel po' a questo posto – dice prima di salire sul palco per “Trent'anni in un (nuovo) giorno”, rimandato di due anni a causa del Covid – e sono felice di inaugurare il nuovo spazio.

Ma non è mio come si favoleggia in città. Io ho solo condiviso l'idea. Direttore artistico? Non è nei miei piani, ma nella vita ho fatto anche cose che non avevo pensato di fare».

Prima di immergersi nella sua musica, una riflessione a quello che c'è stato nella sua vita e in quella del Paese negli ultimi due anni: il Covid-19 che molto ha cambiato non solo sul fronte degli spettacoli live. «Per la prima volta, in astinenza da concerti, mi sono fermato a guardare quello che avevo fatto – dice Ligabue – e la vita che avevo vissuto. E, beh, sono arrivato alla recente conclusione che non cambierei la mia vita con nessun'altra». Ed è con questa riflessione, da cui ne è nata una canzone, che il rocker di Correggio ha dato il via al concerto. Uno spettacolo in cui pace, accoglienza, diritti dei più deboli saranno protagonisti. Non poteva che essere così per chi, ormai 23 anni fa, si è schierato dalla parte della pace in Jugoslavia con “Il mio nome è mai più” insieme a Pierò Pelù e Jovanotti. «Mi affligge sapere che la spesa militare mondiale l'anno scorso abbia battuto ogni record. La nostra tanto decantata civilizzazione è in realtà un'involuzione: non il nostro armarci siamo una bomba che si innesca», ha aggiunto Ligabue ripercorrendo anche la grande emozione che ci fu – e resta ancora – dietro a quel brano. «In quel momento la temperatura emotiva era altissima, come lo è ancora ora. Oggi quella operazione, che portò con i ricavati a costruire ospedali in zone di guerra, sarebbe più complicata per il declino dei supporti fisici ma è importante il messaggio che lanci, perché la posizione rimane la stessa».

Sul palco, lungo guarda caso 77 metri (il numero 7, casualmente o meno, torna sempre nella sua vita) e alto 19, con una passerella centrale di 36 metri e una visibilità ottimale da ogni punto grazie alla pendenza del 5%, insieme a lui, oltre ai suoi musicisti, ci saranno altri sei ospiti. O amici, come preferisce definirli: Loredana Bertè, Francesco De Gregori, Gazzelle, Mauro Pagani, Elisa ed Eugenio Finardi, con il quale proporrà Musica Ribelle dello stesso Finardi, unico pezzo non suo in scaletta.

«Ciao ragazzi, cazzo era ora, lasciatemelo dire. Dopo due anni in apnea, finalmente il tappo lo togliamo noi, perché abbiamo vinto noi. Qui sono capitate già diverse magie», ha detto l'artista salutando il pubblico e prima di attaccare Balliamo sul mondo. Sul palco poi la Bertè: insieme i due artisti hanno cantato Ho smesso di tacere, il brano che il Liga ha scritto per lei dopo averla sentita raccontare in un'intervista di essere stata vittima di violenza.

Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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