Il libro che smonta Ulisse: «Condottiero vigliacco e seduttore»

Lunedì 3 Gennaio 2022 di Adriano Favaro
Monica Centanni e il libro
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VENEZIA - Contro Ulisse. Contro perché fin dall'antichità è una figura ambigua. Ulisse stavolta non appare quello raccontato dalle letture e lezioni, scuole medie ai licei; ed è anzi (anche) vile, traditore, violento, inutilmente assassino. E la sua astuzia diventa costante ritrosia al confronto, politica si potrebbe dire. Questa è l'altra faccia della figura che l'Occidente ha invece associato all'intelligenza, astuzia, avventura. Stavolta sono padri, madri, figli dee e mortali, ad accusare l'essere dalle mille facce che appare di volta in volta, opportunista, sfuggente, vigliacco, altro che eroe da antologia.
Questa operazione è condotta da Monica Centanni - veneziana, archeologa, filologa classica, docente di lingua e letteratura greca allo Iuav e a Catania - nel libro Contro Ulisse.

Un eroe sotto accusa (Salerno editrice, 12). Centanni è l'autrice anche di recente ponderoso studio sulla tradizione classica che ha permeato Venezia nel Rinascimento.


Perché prendersela con uno così?
«Non ho inventato niente, tutto quello che scrivo dell'immagine negativa di Ulisse è presente già nelle tragedie greche del quinto secolo avanti Cristo. Nell'età arcaica, che vede diverse forme di eroismo, sono presenti Achille e Ulisse: ma Ulisse è proprio un'altra figura d'eroe. Non usa quasi le armi. Sfida in modo obliquo, prima con l'idea del Cavallo per entrare in Troia e poi, con Polifemo, e via di seguito».


Ulisse, una specie di carogna?
«Nelle tragedie del quinto secolo e nel libro le cito, per dimostrarlo Ulisse è sempre una figura negativa, quella del politico che trova soluzioni altre; e che diventa figura negativa nella slealtà, come nella tragedia Aiace. Però il mito nell'antichità non è mai definitivo, immobile: ci sono tanti Ulisse».


Ma non sarà sempre stato così.
«Dipende dai periodi. Il critico d'arte Aby Warburg diceva che ogni epoca ha la rinascita dell'antico che si merita; e che vuole, dico io. Ulisse ha detto e ha da dire qualcosa in un modo chiaro e luminoso fin dalla rinascita dantesca: dove è eroe della modernità, inquietudine, scoperta, avventura. Che usa una via diversa dallo scontro muscolare del campo: la metis, intelligenza».


E i greci antichi lo guardano un po' strano.
«All'inizio i nomi dell'eroismo sono diversi, ma i tempi cambiano e modificano l'immagine delle figure del mito. Io non dico che la mia sia la verità: è un'altra verità di Odisseo, in alcuni momenti della sua tradizione».


Giusta quindi la figura di Ulisse come quella del politico?
«Lui sublima il duello bruto per non scannarsi. È figura politica, della parola, della persuasione, come si legge nell'Oristea, una commedia greca. Ma non è da bollare solo come negativo; Ulisse è pieno di ombre e sfaccettature».


Vero che gli antichi greci non amavano combattere?
«Cominciamo col dire che tutti i testi antichi sono ferocemente antimilitaristi. In realtà la guerra è necessaria; ma sì, tutti sono renitenti alla leva. Quando entrano nel conflitto ci restano, ma lo stesso Achille e Odisseo non vogliono andarci».


Proprio così Ulisse? Infido e vigliacco in battaglia.
«Nell'Iliade scappa dal campo di battaglia e fa finta di non sentire il richiamo di Nestore in difficoltà. Non va, come Aiace a soccorrere il guerriero perché il suo campo non è quello della battaglia. È infido e sleale fin dalla partenza per Troia. E poi tradisce l'etica: il Cavallo è il Tradimento dell'epoca».


È anche un corruttore.
«Perché persuade l'adolescente Neottolemo -. siamo di fronte ad un rito di iniziazione di un ragazzo di 13 anni a compiere un gesto di inganno, prendendo l'arco di Filottete. Il giovane vive nel culto nel culto del padre, è totalmente vergine ad ogni esperienza di società. C'è perversione dell'aspetto educativo: corrotto da un uomo nel momento della formazione; come i bimbi guerrieri in Africa».


Ulisse poi tradisce
«L'amicizia con Aiace. La filia è uno dei valori arcaici: essere amici vale di più che essere parenti. Venir meno a questo patto è il tradimento più grande che si possa fare. Ulisse spezza il vincolo di elezione per avere le armi di Achille che invece toccavano all'amico».


Seduce e abbandona le donne.
«Nausicaa e Calipso sono due vicende differenti. In Calipso il tratto della seduzione è odorare di vita, per lei che è immortale. Lei, che non ha bisogno di niente, cede: Ulisse non cede invece e sta sette anni in un paradiso pensando a quel non simpatico personaggio che si trova in casa che si chiama Penelope. Quando Calipso dice: Non sarà mica più bella si tocca il punto più alto della poesia di Omero Poeta. Ulisse semmai seduce involontariamente, lui è a rischio di morte».


Nausicaa
«Ulisse ha un progetto: trovare una sponda e una nave. Seduce Nausicaa perché gli serve, perché gli insegni come andare a corte ed essere bene accolto. E in questo caso ricordiamoci che Ulisse è di fatto Atena: Atena è il nome mitico di Odisseo».


Alla fine il combattente-viaggiatore, fa strage di giovani a Itaca.
«Ha la sindrome del reduce del Vietnam quello che si vede nei film Apocalisse Now e Il Cacciatore, uno totalmente irrazionale. Domando a parte l'antipatia che ho del figlio complessato Telemaco, amico dei Proci - che fanno quei ragazzi? Vivono in una città in totale anarchia e aspettano che quella donna Penelope decida, ma non prendono il trono. La stanno rispettando anche se fanno qualche festa: ma è una cosa violenta se le consumano la dispensa? E perché Ulisse non dice: ciao sono tornato? Sostengo che non si passa indenni da una guerra, altrettanti di viaggio e un ritorno dall'Ade, gli Inferi. Si resta con lo sguardo del lupo e del reduce. Si vive in una realtà nuova, del rischio continuo».


Lei è anche contro Penelope.
«Penelope è uguale ad Ulisse, sospettosa che non riconosce il marito nemmeno dopo la strage dei Proci. Penelope è il contrario del cane Argo che sente l'odore del padrone e muore sfinito. È una che dopo vent'anni gli tende una trappola per vedere se lui si ricorda che il loro letto è messo su un tronco di olivo, inamovibile. Ma lei è Il Sospetto; degna sposa dell'anima nera e peggiore di Ulisse».

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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