Festival di Cannes, arriva Léa Seydoux e diventa regina tra sesso e horror

Lei è la regina di Cannes anto da mettere in ombra le altre, titolatissime compatriote: sia la diva premio Oscar Marion Cotillard sia il mostro sacro Isabelle Huppert

Sabato 21 Maggio 2022 di Gloria Satta
Arriva Léa Seydoux e diventa regina tra sesso e horror

Una, nessuna, centomila.

Tenerezza, raccapriccio, sesso: Léa Seydoux, 36 anni, la più richiesta delle attrici francesi, non si fa mancare nulla. Nel delicato film di Mia Hansen Love Un beau matin, presentato alla Quinzaine, interpreta una madre single che si divide tra la sua bambina e il padre malato. In Crimes of the Future, l'incandescente horror distopico di David Cronenberg selezionato in concorso e destinato a mettere a ferro e fuoco la Croisette lunedì 23, è invece una chirurga-spogliarellista, chiamata Caprice, che fa il tutto esaurito asportando davanti al pubblico i terrificanti organi supplementari cresciuti sul corpo del mutante Viggo Mortensen. «Mi aspetto che gli spettatori escano dalla sala nauseati», dice (si augura?) il regista. E prossimamente, come viene strombazzato al Marché, Léa sarà la scandalosa Emmanuelle nell'atteso remake firmato da Audrey Diwan (Leone d'oro a Venezia per La scelta di Anne).

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Léa Seydoux, il record


«Non sono mai stata tanto felice di venire al Festival», esclama Seydoux. Erede di una ricca e potente dinastia cinematografica (produzioni Pathé) e ormai titolare di una carriera sempre a cavallo tra cinema d'autore europeo e bockbuster hollywoodiani (Mission: Impossible, James Bond), è la regina di Cannes. Tanto da mettere in ombra le altre, titolatissime compatriote: sia la diva premio Oscar Marion Cotillard che in Frère et Soeur di Arnaud Desplechin ha dato fondo a tutto il suo repertorio drammatico odiando il fratello Melvil Popupaud, sia il mostro sacro Isabelle Huppert interprete accanto a un asinello del bizzarro Eo di Jerzy Skolimowski, perfino l'immarcescibile icona Isabelle Adjani che il 28 chiuderà il Festival con la commedia Mascarade. Nel 2013 Léa vinse la Palma d'oro eccezionalmente come attrice per La vita di Adele, cult sull'amore lesbo. L'anno scorso aveva in concorso 4 film, un record assoluto, ma non poté sbarcare sulla Croisette perché contagiata da Covid. Oggi, protagonista di due opere agli antipodi, continua a monopolizzare l'attenzione. «Ho sempre pensato», ha confessato l'attrice a The Hollywood Reporter, «di essere nata per far parte del cinema che è un mondo adattissimo a me, necessario alla mia vita».
E non ha paura di mettersi in gioco: in Crimes of the Future interpreta scene estreme come quella, atroce, in cui incide il torace di Mortensen e poi, al grido di «la chirurgia è il nuovo sesso», succhia la ferita. «Per il mio film», dice Cronenberg, «avevo bisogno di un'attrice totalmente disinibita, e Léa lo è». Davvero? «Prima di lavorare con un regista che non conosco ho una fottuta paura perché non so cosa succederà», rivela lei, «ma poi mi butto e quello che faccio diventa la cosa più importante». Con quell'aria da antidiva chic, Léa dice candidamente: «In ogni ruolo io metto me stessa, la mia sensibilità, i miei sentimenti. Non interpreto un personaggio, lo incarno».

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Gli incubi


Intanto, mentre sulla Croisette fanno discutere il thriller islamico Boy from Heaven del regista egiziano Tarik Saleh e la star di Squid Game Lee Jung-Jae regista debuttante della spy-story Hunt, cresce la fibrillazione per Crimes of the Future, il film che promette di essere il vero e forse unico choc del Festival. Il 79enne Cronenberg ha portato sullo schermo i suoi incubi relativi alla tecnologia che ha il potere di trasformare anche il corpo umano. Tuttavia il nuovo film, a base di mutilazioni e perversioni, fa paura: è stato infatti rifiutato da Amazon e Netflix («conservatori», li bolla il regista) e non ha ancora trovato un distributore italiano.
Ma Cronenberg non si arrende e al Marché ha lanciato il nuovo progetto: The Shroud, in cui il vedovo Vincent Cassel brevetta un sudario che permette ai vivi di seguire in tempo reale la decomposizione dei loro cari defunti. Abbiamo visto anche questo. E pure il primo incidente sul red carpet: all'anteprima di Three Thousand Years of Longing una donna mezza nuda e urlante, il torace dipinto con i colori dell'Ucraina e attraversato dalle scritte «feccia» e «non ci stuprate», è stata portata via di peso dai gendarmi.

 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 05:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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