John le Carré è scomparso a 89 anni, ironicamente a pochi giorni da quella Brexit che considerava «pura follia», una «auto-immolazione» in cui «il popolo britannico viene trascinato su un dirupo da un pugno di ricchi ed elitari politici opportunisti che si atteggiano a uomini del popolo».
Lo scrittore de La casa Russia, che ha servito a lungo l'MI5 e l'MI6 durante la guerra fredda, sa bene quali siano i valori comuni che legano l'Europa unita, vero baluardo per evitare gli orrori e gli errori del passato. «Il mio legame con l'Inghilterra si è allentato negli ultimi anni - confessava in una delle ultime interviste al Guardian - ed è stata per me una sorta di triste liberazione».
In Tiro al piccione, il suo appassionato memoir del 2016, John le Carré si definiva «uno scrittore con un passato da spia» e non «una spia che ha scelto di dedicarsi alla narrativa». Il distinguo non è peregrino, perché, come autore, non è mai andato leggero con i suoi ex colleghi, definiti nel libro che lo ha consacrato, La spia che venne dal freddo, «una squallida processione di pazzi vanitosi, traditori, omossessuali, sadici e ubriaconi, gente che gioca ai cowboys e agli indiani per riuscire a movimentare in qualche modo la propria vita meschina».
Il personaggio
In le Carré c'è qualcosa di George Smiley, il suo iconico antieroe protagonista di tanti successi, La talpa, L'onorevole scolaro, Tutti gli uomini di Smiley, Chiamata per il morto, Un delitto di classe. Un uomo senza peli sulla lingua e dotato di forte senso dell'understatement e dell'ironia: «Da lettore - scrisse una volta - sono certo che o si viene agganciati subito, o mai più, ed è per questo motivo che molti libri sui miei scaffali sono stati misteriosamente abbandonati dopo la pagina 20».
Nato nel 1931 a Poole, nel Dorset, nella sua autobiografia confessò di non avere «mai provato affetto per nessuno durante l'infanzia» tranne che per suo fratello maggiore. Il padre era, per lui, «un avanzo di galera», che per di più picchiava la moglie. E questa carenza di affetti - ha ammesso le Carré - ha avuto qualche effetto anche sui suoi comportamenti successivi: «Non sono mai stato un marito o un padre modello, né ho mai cercato di apparire tale».
Il foreign office
Entrato prima nel Foreign Office e poi nei servizi di spionaggio, con la copertura di funzionario nelle ambasciate di Bonn e Amburgo, il giovane agente aveva cominciato a scrivere le prime storie mentre preparava i dossier top secret da inviare in patria. Ma, poiché le regole impedivano agli agenti di pubblicare libri, fu costretto a trovarsi uno pseudonimo. David John Moore Cornwell - il suo vero nome - ebbe l'illuminazione passando davanti al negozio di un sarto a Londra, dalle parti del Battersea Bridge, con l'insegna "le Carré". L'autore spiegò che, a quel tempo (tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta) aveva una vera ossessione per la moda maschile, e cercava spesso abiti per ben apparire nella diplomazia internazionale.
La sua scelta di campo, scrivere a tempo pieno, fu senza rimpianti: «Non è possibile uscire indenni dai metodi di cui ci serviamo. Certo, qualche volta è possibile che il fine giustifichi i mezzi. Tuttavia c'è sempre un prezzo da pagare, e il prezzo siamo di solito noi stessi».
Le Carré ha creato alcune delle spy story più celebri di tutti i tempi, da La casa Russia a La talpa e La spia che venne dal freddo; e tante celebri trasposizioni cinematografiche. Rispetto a ian Fleming, l'autore della saga di James Bond, era meno incline a calcare i toni, e il suo Smiley, un uomo poco attraente ma intelligentissimo, di estrazione popolare, era il contrario dell'agente 007.