Il volto particolare, gli occhi scuri in cui brilla una fiamma ribelle e inquieta. «Sono pazza», ripete sorridendo Sabrina Impacciatore durante il Galà del Cinema e della Fiction in Campania, dove ha vinto il premio speciale della giuria. E pazza, in qualche modo, lo è davvero, da 25 anni sotto ai riflettori, talento poliedrico, oggi ferma - dopo il successo con Immaturi e Muccino - in cerca di un progetto.
Attrice conduttrice, imitatrice. Non le va di scegliere?
«No. Voglio stare scomoda per sempre, se è il prezzo da pagare per essere viva».
E tra tragico e comico?
«Come posso scegliere? Sono così anche nella vita: tragica e comica. Sono una candela che brucia da entrambe le estremità».
Il suo personaggio più amato?
«C'è chi è in fissa per Amiche da Morire o per Pane e Burlesque. E c'è ancora chi mi salta addosso per Non è la Rai. Ma la popolarità è arrivata con Sanremo».
Il ruolo più scomodo?
«Il monologo in teatro di Valerio Binasco, È stato così, da Natalia Ginsburg. Mi ha fatta quasi impazzire. Per dire: una mattina mi sono svegliata con un ciuffo di capelli bianchi».
Perché fare teatro oggi?
«Per sentire fisicamente di non esistere più, per diventare un canale capace di ricevere e restituire. A teatro ho vinto quest'anno il Premio Flaiano, è stato un onore».
E il cinema? Avrebbe meritato più premi?
«Il David di Donatello se lo vinci ti cambia la carriera, il cachet e per un anno ti cercano tutti. Io sono stata candidata tre volte e non l'ho mai vinto. Il premio vero sarebbe recitare tutti i giorni. Ora è tanto che non giro un film, e soffro. Sono in astinenza».
Possibile che non le arrivino copioni?
«Aspetto, resisto alle cose che non mi piacciono. Sono pazza. Provo a non pensare al mutuo».
Ha firmato per il #metoo italiano. Soddisfatta?
«No. Negli Usa c'è stata solidarietà con le donne che hanno denunciato, da noi si è aperta la caccia alla streghe».
Si riferisce ad Asia Argento?
«Non la conosco, ma mi sono documentata. Sto con Asia dal principio».
Ultimo aggiornamento: 15:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA Attrice conduttrice, imitatrice. Non le va di scegliere?
«No. Voglio stare scomoda per sempre, se è il prezzo da pagare per essere viva».
E tra tragico e comico?
«Come posso scegliere? Sono così anche nella vita: tragica e comica. Sono una candela che brucia da entrambe le estremità».
Il suo personaggio più amato?
«C'è chi è in fissa per Amiche da Morire o per Pane e Burlesque. E c'è ancora chi mi salta addosso per Non è la Rai. Ma la popolarità è arrivata con Sanremo».
Il ruolo più scomodo?
«Il monologo in teatro di Valerio Binasco, È stato così, da Natalia Ginsburg. Mi ha fatta quasi impazzire. Per dire: una mattina mi sono svegliata con un ciuffo di capelli bianchi».
Perché fare teatro oggi?
«Per sentire fisicamente di non esistere più, per diventare un canale capace di ricevere e restituire. A teatro ho vinto quest'anno il Premio Flaiano, è stato un onore».
E il cinema? Avrebbe meritato più premi?
«Il David di Donatello se lo vinci ti cambia la carriera, il cachet e per un anno ti cercano tutti. Io sono stata candidata tre volte e non l'ho mai vinto. Il premio vero sarebbe recitare tutti i giorni. Ora è tanto che non giro un film, e soffro. Sono in astinenza».
Possibile che non le arrivino copioni?
«Aspetto, resisto alle cose che non mi piacciono. Sono pazza. Provo a non pensare al mutuo».
Ha firmato per il #metoo italiano. Soddisfatta?
«No. Negli Usa c'è stata solidarietà con le donne che hanno denunciato, da noi si è aperta la caccia alla streghe».
Si riferisce ad Asia Argento?
«Non la conosco, ma mi sono documentata. Sto con Asia dal principio».