Francesco Beschi, vescovo in prima linea: «Ritroviamo i sentimenti»

Sabato 10 Aprile 2021 di Daniela Ghio
Francesco Beschi, vescovo in prima linea: «Ritroviamo i sentimenti»

«A peste, fame et bello, libera nos, Domine!»: nelle Litanie dei Santi, la peste viene prima nell'ordine delle catastrofi, segno di rispetto per l'avversario più temuto.

La pandemia di Covid-19, la peste degli anni 2000, sulla scena del mondo ha sorpreso e spiazzato tutti, dimostrando che una malattia può sorgere e propagarsi anche in società tecnologicamente avanzate. Da un anno il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi accompagna la sua Chiesa e la sua gente, aiutandola a vivere la complessa situazione determinata dal coronavirus alla luce del Vangelo. Il volume La pandemia del dolore e la Speranza, in tutte le librerie dal 29 aprile, edito dalla casa editrice veneziana Marcianum Press, raccoglie gli interventi di monsignor Francesco Beschi durante quest'anno di pandemia, soprattutto nel periodo compreso tra marzo e dicembre 2020. Sono interventi assai diversi tra loro, soprattutto nella forma, orale ma anche scritta (omelie, preghiere, rosari, lettere alla comunità e alle professioni).


IL RICHIAMO
«...Le parole del padre e del pastore infondono conforto ai figli... li accompagnano fino all'ultimo passaggio... perche nessuno vada perduto..., scrive nella prefazione il cardinale Angelo Scola. C'è il dolore, ma c'è anche la Speranza, quella Speranza che è la persona di Cristo Gesù, a rafforzare la vita di ogni uomo, secondo le parole del vescovo Beschi, che pure il cardinale Scola riprende nella sua prefazione: «Noi crediamo che nella morte in croce di Gesù e nella Sua sepoltura, ogni crocifisso, ogni morto, ogni sepolto sia riscattato dall'abbandono, dall'oscurità, dal nulla».


Come sottolinea Marco Dell'Oro nell'introduzione al volume, alla prima ondata della pandemia ne è seguita una seconda, e forse ora stiamo vivendo la terza. Quello che non cambia sono i sentimenti con i quali ci poniamo di fronte ad essa, non cambia il modo in cui il Coronavirus va a toccare e interrogare la nostra fede, non cambia il tempo che stiamo vivendo. È trascorso un anno, ma siamo ancora chiamati a vivere la pandemia in stretta relazione con la croce di Cristo e con la Sua risurrezione.


Uno dei pregi maggiori di questi testi sta nella loro perenne validità e insieme nella loro piena adesione e consonanza al contesto storico cui fanno immediato riferimento. È chiamato in causa l'uomo del 2020, che si trova ad affrontare qualcosa che non avrebbe mai pensato di dover affrontare. È chiamato in causa l'uomo del 2021, che si augurava un anno diverso dal precedente, che si augurava la sconfitta del Covid in tempi brevi, e che invece si trova ad avere soltanto una maggiore familiarità col Covid stesso e a riporre le proprie speranze nei vaccini. È chiamato in causa l'uomo di tutti i tempi, che riconosce la sofferenza e il dolore come elementi non estranei, ma propri della vita umana.


GLI OBIETTIVI
Il volume è suddiviso in cinque grandi capitoli: dolore, solitudine, preghiera, limite, comunità. A fronte del senso di vuoto, di rabbia, di disperazione, si erge la forza della preghiera, il valore di un sorriso, il vincolo di una comunità, piccoli segni di speranza e, soprattutto, un sentimento profondo di fede e di condivisione con i sofferenti. «Nel silenzio che accompagna la vita delle nostre città scrive Beschi - non ho fatto fatica a sentire la voce delle famiglie, delle persone sole, di tante donne e di tanti uomini. Ho avvertito i loro sentimenti, ascoltandoli e assimilandoli; sono entrati dentro di me e sono diventati i miei sentimenti: il dolore, la paura, lo sgomento, l'angoscia, il pianto, l'attesa, lo smarrimento, ma anche la speranza, la preghiera, la compostezza, la responsabilità, l'ingegno, il cuore. Quanti sentimenti! Non possiamo dimenticarne nemmeno uno!».

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 18:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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