Liev Schreiber a Venezia sulle tracce di Hemingway

Lunedì 28 Dicembre 2020 di Chiara Pavan
Alcuni momenti del set a Venezia del film "Di là dal fiume e tra gli alberi" con Liev Schreiber

VENEZIA - Liev Schreiber si sfila il cappotto militare del “suo” colonnello Cantwell e ride divertito infilandosi in testa un paio di corna di renna rossa, l’ultima ripresa della giornata si è appena conclusa nel giardino segreto di palazzo Malipiero in campo San Samuele e la troupe del film “Di là dal fiume e tra gli alberi” scuote il silenzio di una Venezia notturna festeggiando la vigilia di Natale con spumante e panettone. C’è chi è pronto a tornare a casa per i quattro giorni di pausa festiva, come la co-protagonista Matilda De Angelis, e c’è chi invece resta a godersi la città con i figli come il celebre attore americano, il “Ray Donovan” dell’applauditissima serie tv che si chiuderà dopo sette stagioni «con un film di due ore», si lascia sfuggire Schreiber, dopo le proteste dei fan che non accettavano la cancellazione imposta da Showtime. «Ma è ancora tutto top-secret - ribatte mentre distribuisce a tutti beneauguranti biglietti di gratta e vinci - per ora mi godo questa magnifica città che non la smette mai di emozionarmi».

LA SERENISSIMA

È stata proprio Venezia, terza protagonista del film tratto dal romanzo di Hemingway e diretto dalla spagnola Paula Ortiz, ad aver spinto l’attore ad accettare il ruolo di Richard Cantwell, eroe di guerra dall’umorismo pungente che, prossimo alla morte a causa di una malattia terminale, torna in laguna dove si innamora della giovane nobildonna Renata (De Angelis) che gli offre speranza, redenzione e una via di fuga dagli orrori della guerra. «È una città incredibile - sorride cortese l’attore (“X-Men Wolverine”, “Il caso spotlight”, “Csi” e regista di “Ogni cosa è illuminata”) - sono qui da ottobre e ho la fortuna di potermela godere in questo periodo così particolare, senza turisti, anche con l’acqua alta...

meravigliosa». Sta persino imparando l’italiano, «ma è difficile, ci provo», scandisce con cura, e nel frattempo, tra una pausa e l’altra delle riprese che si chiuderanno a metà gennaio, si diverte «a guidare la barca», esplorare la laguna e le sue barene, a giocare a tennis al Lido e postare sul suo profilo Instagram immagini della città.

LA PRODUZIONE

Prodotto dalla Tribune Pictures di Robert MacLean e diretto dalla spagnola Paula Ortiz (“La novia”), “Di là dal fiume e tra gli alberi” ha come produttori esecutivi Ken Gordon e Michael Palletta, e il veneziano Andrea Biscaro come line producer. La box company italiana è l’Augustus Color. Il film prevede 41 giorni di riprese, di cui 30 a Venezia e una decina in Veneto, in provincia di Padova e di Treviso, coinvolgendo numerosi attori italiani (Laura Morante, Sabrina Impacciatore, Maurizio Lombardi, Enzo Cilenti) e circa 750 comparse. Una produzione inglese-americana da circa 20 milioni di euro supportata dalla Veneto Film Commission (1 milione e 300mila euro), che conta sulla sceneggiatura di Peter Flannery, sul direttore della fotografia Javier Aguirresrobe, sul truccatore e hair stylist-premio Oscar Giorgio Gregorini e sul veneziano Stefano Nicolao, supervisor dei custumi e veterano di set e palcoscenici col suo atelier.

IL SOGNO

«Ci piacerebbe poter presentare il film alla prossima Mostra del cinema di Venezia - si augura  MacLean – ovviamente spetta al festival decidere. Noi incrociamo le dita». Anche perché il progetto nasce lontano, come ricorda  Biscaro, col regista neozelandese Martin Campbell («nel 2018 abbiamo passato 9 settimane a Venezia per le location») e Pierce Brosnan come star principale. Poi però «regista e attore non sono più stati disponibili e così abbiamo pensato a Schreiber e alla spagnola Ortiz. Ci piaceva l’idea di uno sguardo femminile su un romanzo di Hemingway per un film che gioca su piani diversi, tra flashback e un presente veneziano vissuto come un momento sospeso, quasi un sogno».

L’AMBIENTAZIONE

Siamo nel 1946, alla fine della seconda guerra mondiale, «e la nostra fortuna è che Venezia è sempre uguale a se stessa - aggiunge Biscaro - sia oggi che nel passato. Una grande scommessa produttiva girare un film in piena pandemia: il che, se ha complicato moltissimo tutte le procedure di lavoro, paradossalmente ci ha aiutato nelle riprese in esterni, nessuno ci ha mai disturbato, neanche l’altra sera che giravamo proprio in piazza San Marco». Idem nelle giornate trascorse al Gritti, al Danieli o a Palazzo Malipiero, nel giardino “segreto” dove Schreber-Cantwell e De Angelis-Renata duettano con il loro amore giocando con le rispettive età, mentre tecnici e operatori si accavallano spostando cavi e telecamere, sistemando pannelli e illuminatori. In attesa dei ciak, Schreiber e De Angelis siedono lungo il corridoio dell’ingresso rimpallandosi scioglingua in inglese e sbucciando mandarini, «si lavora moltissimo - ammette la star americana, ex compagno di Naomi Watts - ma questa città mi ripaga della fatica». Il 4 gennaio la troupe seguirà la coppia che si aggira al Mercato di Rialto, tra venditori, bancarelle e chiacchiere, in attesa del gran finale, quando Catwell sente la morte vicina, che si girerà in laguna nord, nell’incanto sospeso di Lio Piccolo.

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