Fedez e il tumore, quali cure dovrà fare ora? Falconi: «La sua storia dà speranza a tanti malati. Fondamentale una diagnosi precoce»

Il primario del San Raffaele spiega come è possibile «tornare alla propria vita» dopo la malattia: le terapie da seguire e il rischio recidiva

Venerdì 1 Aprile 2022
Fedez dimesso, il chirurgo: «La sua storia dà speranza a tanti malati di tumore»
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Con la mano stretta a quella di Chiara Ferragni, Fedez è stato dimesso ieri dall'ospedale dove è stato operato di un raro tumore al pancreas. «Grazie a voi che mi avete letteralmente salvato la vita, che mi avete accompagnato e accudito in questi giorni che non sono stati semplici ma che dall'altra parte mi hanno restituito una nuova prospettiva da cui affrontare la vita.

Grazie al Prof. Falconi e a tutto il suo incredibile staff» con queste parole e due scatti, il rapper ha ringraziato i medici che gli hanno ridato la possibilità di tornare a vivere e di riabbracciare la sua famiglia. Si perché per Federico tornare da Leone e Vittoria è vita. 

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Fedez dimesso, il chirugo: la sua storia ha dato speranza

«La storia di Fedez ha dato speranza a tante persone e dimostrato l'importanza di una diagnosi precoce». A parlare su Repubblica è Massimo Falconi il primario di Chirurgia del pancreas al San Raffaele di Milano, il chirurgo che lo scorso 22 marzo ha operato il rapper, colpito da un tumore neuroendocrino al pancreas.

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Le terapie

Falconi, si è espresso circa le terapie che possono seguire l'intervento di questo tipo di cancro spiegando che queste si rendono necessarie quando la chirurgia non riesce ad eliminare del tutto la malattia. «Un esempio classico è quello di un tumore al pancreas che presenta anche delle metastasi epatiche non completamente asportabili: in questo caso, si può intervenire rimuovendo il tumore pancreatico 'primitivo' in modo da confinare la malattia residua al solo fegato».

 

La necessità di diagnosi precoci

Ma c'è un rischio di recidiva? Il primario vuole essere chiaro anche su questo: «L'esame istologico ci permette di valutare alcuni fattori prognostici che possono condizionare o meno il rischio che la malattia si ripresenti. In generale, il percorso di cura di queste neoplasie non si esaurisce mai con il solo intervento chirurgico: i controlli, nel tempo, sono e rimangono fondamentali. La loro frequenza varia a seconda della 'cattiveria' che il tumore dimostra sulla base dell'esame istologico e di alcuni parametri patologici».

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I controlli post intervento

I controlli quindi devono essere sempre eseguiti, «all'inizio sono sempre ogni sei mesi. Poi possono diradarsi ed avere un intervallo annuale», spiega Falconi. 

 

 «Il messaggio, quindi, è che è possibile tornare alla propria vita, non abbandonando però i controlli che permettono, in caso, una diagnosi precoce di ripresa di malattia».

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Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 17:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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