Fabrizio Moro: «Sul palco soffro di amnesie, dimentico i testi e ho bisogno del gobbo»

Il cantante: "Le cose sono peggiorate da tre o quattro anni. Non sopporto più la pressione".

Domenica 18 Dicembre 2022 di Mattia Marzi
Fabrizio Moro: «Sul palco soffro di amnesie, dimentico i testi e ho bisogno del gobbo»

«Sto lavorando come un pazzo. Non mi fermo mai. Ci sono voluti tre giorni solamente per scegliere quali pezzi inserire in scaletta», dice Fabrizio Moro dall'altra parte del telefono, mentre esce fuori dalla sala per prendere una boccata d'aria. Nel Bloom Recording Studio di Guidonia Montecelio, a tre quarti d'ora di auto dal centro della Capitale, dove il 47enne cantautore romano si è rintanato in questi giorni insieme alla sua band per preparare i due concerti che stasera al Forum di Assago di Milano e mercoledì 21 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma segnano il suo ritorno nei palasport, l'adrenalina si può quasi toccare con mano.

I due show chiudono un anno da incorniciare, tra il Disco d'oro del singolo Sei tu (presentato a febbraio a Sanremo, in gara) e i due Ciak d'Oro appena vinti con Ghiaccio, il film che a febbraio ha segnato il suo debutto da regista, premiato come Miglior esordio (ha diviso la statuetta con il suo braccio destro Alessio De Leonardis) e quello come Miglior canzone originale con la stessa Sei tu: «Sono teso. È una vera e propria ripartenza, dopo un primo giro di concerti acustici confessa Moro mi sono dovuto preparare a questi due concerti anche psicologicamente».


Perché?
«Sul palco soffro di amnesie. Preparo i discorsi e poi non ricordo cosa volessi dire. Mi dimentico anche i testi delle mie canzoni. Ho bisogno del gobbo, che deve andare a una certa velocità: altrimenti non riesco a stargli dietro».


Da ipocondriaco non ha approfondito la natura di un problema così preoccupante?
«Non serve. So bene che ha a che fare tutto con la difficoltà a gestire l'emozione sul palco».


È sempre stato così?
«Le cose sono peggiorate da tre o quattro anni a questa parte. È che non sopporto più la pressione. Di solito avviene il contrario: si dice che quando passi tanti anni sul palco, poi impari a gestirti. A me è successo il contrario».


Ascoltando le sue canzoni e guardandola sul palco si ha spesso la sensazione che quel grande successo a lungo inseguito e poi arrivato superati i 40 anni, prima con Portami via e poi con la vittoria a Sanremo nel 2018 in coppia con Ermal Meta con Non mi avete fatto niente, l'abbia fatta sentire a disagio: è così?
«Sì. Ho sempre avuto un rapporto complicato con la popolarità. I gossip, le feste, gli eventi mondani: quella è roba che non mi appartiene. Meno mi faccio vedere, meglio sto. Soffro tanto anche la tv. A partire da Sanremo: il fatto di dovermi esibire in diretta davanti a milioni di spettatori mi fa provare una pressione che faccio fatica a gestire. L'ho fatto l'ultima volta quest'anno, ma non lo rifarei. Non mi sento mentalmente forte».


A febbraio non la rivedremo dunque all'Ariston al fianco del suo amico Ultimo, nella serata dei duetti?
«No. Niccolò (è il vero nome di Ultimo, che prima del grande successo fu scelto da Moro per aprire i suoi concerti, ndr) ormai si è sganciato da quel cordone ombelicale che ci univa. Ha preso la sua strada e sta facendo bene».


Sarà suo ospite a Roma?
«Ne abbiamo fatti duemila, di duetti. A questo giro ho scelto di non chiedere favori a nessuno. E poi questa storia degli ospiti e dei duetti mi ha un po' rotto le scatole: se ne fanno troppi. Sul palco racconterò la mia storia, da Pensa all'ultimo singolo Senza di te, appena uscito. E poi Eppure mi hai cambiato la vita, L'eternità, Il senso di ogni cosa, Acqua».


Con cosa apre il concerto?
«Il peggio è passato. Ha un significato personale, perché il lockdown l'ho sofferto parecchio. Ma anche collettivo: ci stiamo riappropriando di quella normalità alla quale abbiamo dovuto rinunciare per due anni».


A quale canzone ha affidato i titoli di coda?
«A Pace: è il pezzo più bello che io abbia mai scritto».


Cos'ha in più degli altri?
«La scrissi nel 2016 in un momento particolare della mia vita: provai uno stravolgimento all'interno dell'anima che mi cambiò. Raccontai la mia rinascita».


Si spieghi meglio.
«Per tanti anni ho lottato con mostri interiori: la paura di non essere amato come artista, come padre. Pensieri negativi che non riuscivo ad evitare».


Da cosa nascevano queste paure?
«Erano paure esistenziali: per comprendere cosa ci fosse dietro sarei dovuto andare da un terapeuta. Non l'ho mai fatto: la terapia è stata la mia musica. Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho, scrissi: con quella canzone feci pace con me stesso».


Ghiaccio è stato un successo: ha già cominciato a pensare al prossimo film?
«L'ho già scritto, in realtà. Con Alessio De Leonardis abbiamo consegnato la sceneggiatura la scorsa settimana. Cominceremo a girarlo nel 2023. Però non posso aggiungere altro».


Il singolo Senza di te anticipa il nuovo lp: a che punto è?
«Pronto da un anno. Doveva uscire a febbraio, durante Sanremo. Poi decisi di andare in gara per promuovere il film. Conterrà quindici pezzi».


Un po' troppi, non trova?
«Non pubblico un album di inediti da quattro anni. Ora che ho ritrovato l'ispirazione, non me la lascio sfuggire».

Ultimo aggiornamento: 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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