Elisa, il nuovo album: «È il mio disco pazzo. Sanremo? Giusto che abbiano vinto Mahmood e Blanco»

L'artista presenta "Ritorno al futuro/Back to the future", uscito ieri. Con lei anche Jovanotti, Calcutta, Elodie, Giorgia e Rkomi

Sabato 19 Febbraio 2022 di Mattia Marzi
Elisa, il nuovo album: «È il mio disco pazzo. Sanremo? La mia vittoria sarebbe stata ingiusta»

Due dischi, uno in italiano e uno in inglese. Venticinque canzoni, che nella versione digitale diventano ventisette e che entro la fine dell'anno diventeranno più di trenta, come una sorta di playlist in divenire.

Sonorità che spaziano dal pop al rock, dalle ballate alla musica elettronica, dal rap al soul. E un elenco lunghissimo di ospiti, tra autori, produttori, cantanti: Jovanotti, Calcutta, Elodie, Giorgia, Rkomi, Takagi&Ketra, Andy dei Bluvertigo, Venerus, l'americano Stevie Aiello (già braccio destro dei 30 Seconds to Mars di Jared Leto), solo per citarne alcuni. «È un disco pazzo, fatto di condivisioni, permessi speciali e follia post-pandemica. Ho chiamato in campo tutte le forze che avevo a disposizione».

Lo schermo

Elisa mette le mani avanti, mentre dall'altra parte dello schermo, collegata dalla sua casa a Monfalcone, parla di Ritorno al futuro / Back to the future, da ieri nei negozi. Il doppio album arriva dopo il secondo posto al Festival di Sanremo, dove Elisa si è rimessa in gioco con O forse sei tu a distanza di ventuno anni dalla vittoria con Luce (Tramonti a nord est): «Potevo rischiare di essere vista come una veterana, sarebbe stato anche naturale. Invece mi sono accorta che dopo tutti questi anni c'è ancora affetto nei miei confronti, da parte del pubblico. Però vincere sarebbe stato ingiusto, per legge naturale: io avevo 23 anni all'epoca e la mia vittoria aprì una breccia, proprio come quella che hanno aperto quest'anno Blanco e Mahmood. Giusto così». La ragazzina arrabbiata con il mondo che in dischi come Pipes & Flowers e Asile's World sfogava le sue frustrazioni adolescenziali, ha lasciato negli anni il posto a un'artista curiosa e a suo modo coraggiosa nel voler andare a scoprire mondi distanti dal suo, dalla svolta pop di On ai duetti con Marracash, Mahmood, Guè Pequeno.

Le sonorità

Non sorprende, oggi, sentirla alle prese con sonorità urban in A tempo perso o elettropop in Seta e subito dopo cimentarsi con una ballata, per poi cantare un funky scritto da Calcutta (dopo Se piovesse il tuo nome qui firma Litoranea): «Per interpretarla sono uscita dal mio personaggio. Ho finto di essere una vecchia diva del cinema italiano, un po' Monica Vitti», dice. E ancora, duettare con Elodie, Giorgia e Roshelle su Luglio e con Jovanotti su Palla al centro. Poi c'è l'altro disco, quello in inglese, in cui guarda al soul con Show's Rollin, al rock alternativo con Fuckin' Believers, al gospel con My Mission. Una grande ecletticità o una certa sfocatezza? Dipende dai punti di vista: «So bene che questo disco può risultare un'accozzaglia. Pazienza. D'altronde nell'era dello streaming è un'utopia, da parte degli artisti, pensare che la gente ascolti un album così come è stato pensato. Io ho tolto i freni inibitori, non mi sono fatta problemi a raccogliere pezzi così diversi tra loro. D'altronde non ho mai avuto un percorso lineare», dice lei. Tra i temi che ricorrono di più c'è l'ambiente, dalla stessa Show's Rollin a I Feel It In The Earth e anche il tour estivo, che annuncerà a breve, presterà attenzione al tema: «Pianteremo alberi nelle città in cui suoneremo, per ridurre l'impatto ambientale dei concerti. E acquisteremo prodotti a km zero. Tutto quello che avanzerà sarà donato alle mense dei poveri» promette Elisa.

Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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