Elena D'Amario, da Amici a New York: «I miei primi passi di danza? Sul campo di beach volley»

Lunedì 7 Novembre 2022 di Simona Antonucci
La danzatrice Elena D'Amario, 32 anni, al Teatro Olimpico dall'8 al 13 novembre con la Parsons Dance

«Let’s go, andiamo», David Parsons le porge il braccio ed Elena D’Amario, a 19 anni, dal palco di Amici si ritrova sotto i riflettori newyorkesi con la celebre compagnia fondata nel 1985 dal coreografo-guru americano e dal light designer Howell Binkley: un gruppo di interpreti virtuosi, atletici e sexy che ha segnato l’immaginario teatrale. «Dopo avermi visto ballare in trasmissione, David mi invitò a partecipare a uno stage, per un paio di mesi.

Sono rimasta più di nove anni», racconta la danzatrice pescarese, 32 anni, che dall'8 al 13 novembre sarà al Teatro Olimpico (per la stagione della Filarmonica), dove rincontrerà i suoi colleghi della Parsons Dance.

 

«Non ci siamo visti per più di due anni», racconta D’Amario, definita dal New York Times “la danzatrice più particolare e accattivante del gruppo”. «Allora facevo su e giù tra gli Stati Uniti e Roma, per partecipare al talent di Maria De Filippi. A marzo del 2020 ero tornata qui, poco prima del lockdown, e qui sono rimasta durante tutta la pandemia. Ho ripreso a ballare in trasmissione, faccio la coach per i nuovi talenti, cerco di trasferire il mio bagaglio ai ragazzi. Con Parsons ci riabbracciamo oggi, ma in futuro ci vedremo ancora».

Come sarà la reunion?

«All’Olimpico verranno presentate due nuove coreografie di Parsons che faranno il loro debutto in questo tour italiano: The Road e Balance of Power. Accanto a queste novità, tre coreografie del repertorio, diventate veri e propri cult: Shining Star, The Envelope e Caught. Più un pas-de-deux intitolato Finding Center, concepito da Parsons per me».

Che brano è Finding Center?

«Sospeso, non tocco terra quasi mai, sempre in volo. Un duetto, sulle note del film American Beauty, che abbiamo studiato insieme e quindi per me ha un valore speciale. In modo molto leggero si affronta il tema della maternità».

Perché la Parsons Dance, da quasi 40 anni, continua a essere così popolare in tutto il mondo?

«La loro forza sta nella capacità di arrivare a tutti. Nonostante siano, beh!, siamo, dei virtuosi, il messaggio coinvolge anche i non addetti ai lavori e con un’incredibile energia».

In Italia esiste una formazione simile?

«Sinceramente non mi viene in mente nessuno. Bolle ha fatto un lavoro straordinario di divulgazione, soprattutto sul mondo della classica. Ma lui è un ètoile mondiale, la Parsons, invece, è una compagnia mondiale. E in Italia le compagnie quasi non esistono. In America, spesso, sono sostenute da privati, qui ce ne poche e sopravvivono a fatica».

Lei, oltre che con una compagnia, ha danzato anche per Achille Lauro, Emma, Jovanotti...

«Il mondo dei videoclip è divertentissimo. Emma e Jovanotti li ho incontrati a New York, una città dove può succederti di tutto. Ma ho anche lavorato con Nek ed è stata un’esperienza particolare, perché eravamo letteralmente legati, uno all’altro. La canzone si chiamava Uno di questi giorni e ballavamo con delle funi ai polsi. Io ho cominciato a improvvisare e lui mi ha seguito. Eravamo tutti stupiti. È un talento».

Cinema?

«In estate ho avuto la mia prima esperienza da attrice nella fiction Rai Che Dio ci aiuti, che andrà in onda nei prossimi mesi, ed è un ruolo che non comprende la danza. Chissà! La mia carriera non è mai stata lineare e non ho iniziato da bambina in una scuola di danza classica, come quasi tutti».

E dove?

«Su un campo di beach volley, sulla spiaggia di Francavilla al Mare. Invece di saltare, volavo, danzavo. E quindi mamma mi iscrisse a un corso di ballo moderno. Poi finalmente, a 13 anni, ero già bella cresciutella, passai alla classica. Per allungare il collo del piede, mi infilavo con le gambe sotto il divano mentre guardavo la tv».

E poi ad Amici.

«È lì che ho preso il volo. Maria stava leggendo le motivazioni del mio premio, Parsons, che era ospite della puntata, mi aveva osservato mentre ballavo. Aspettò che Maria finisse e mi disse “Let’s go”. E io: subito. Poi mi chiese anche di parlarne prima con la mia famiglia. Mamma non mi fermò. Ma tanto non ci sarebbe riuscita». 

Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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