Concerto Battiato, lo storico fonico Pischetola: «Il tributo? Gli sarebbe piaciuto ma avrebbe avuto da ridire su alcuni interpreti»

Mercoledì 22 Settembre 2021 di Mattia Marzi
Concerto Battiato, lo storico fonico Pischetola: «Il tributo? Gli sarebbe piaciuto ma avrebbe avuto da ridire su alcuni interpreti»

«Alle prove ad un certo punto mancava solo che Franco arrivasse e si mettesse a cantare. È stato come lavorare a un suo concerto»: Pino “Pinaxa” Pischetola si emoziona, parlando del concerto-tributo che ieri sera all’Arena di Verona oltre 50 artisti italiani, più o meno vicini all’universo di Battiato, hanno riservato al cantautore siciliano a quattro mesi dalla sua scomparsa.

Da Alice a Jovanotti passando per Carmen Consoli, Colapesce e Dimartino, Max Gazzè, Morgan e i suoi Bluvertigo, Emma, Gianni Morandi.

Battiato, il fonico che lo accompagnò per 20 anni

Pischetola è l’uomo che ha fatto suonare bene i dischi pubblicati da Franco Battiato negli ultimi vent’anni e i concerti delle sue ultime tournée: è considerato uno dei più stretti collaboratori dell’autore di “Centro di gravità permanente” e recentemente si è occupato anche di curare l’edizione in versione Dolby Atmos, ultra-tecnologica, dello storico album “La voce del padrone”, di cui proprio ieri ricorreva il quarantennale (era il 21 settembre 1981 quando Battiato spedì nei negozi l’lp che lo avrebbe catapultato in testa alle classifiche facendogli vendere oltre un milione di copie). Per l’occasione, il 24 settembre il disco torna nei negozi in una speciale riedizione in vinile, color oro (nel cofanetto sarà incluso anche un cd).

A Battiato sarebbe piaciuto l’omaggio di tutti quegli artisti?

«Penso di sì. D’altronde non è stato il solito concerto-tributo: per evitare l’effetto ammucchiata sono stati detti anche alcuni no. Ci abbiamo lavorato in quattro: io, il manager storico Franz Cattini, che ha avuto l’idea di organizzare la serata, il discografico Stefano Senardi e il direttore d’orchestra Carlo Guaitoli. L’obiettivo era quello di realizzare un omaggio rispettoso: gli arrangiamenti non sono stati toccati neppure di una virgola, le canzoni suonavano come le originali e come Franco le faceva in concerto. Forse avrebbe avuto da ridire su alcuni interpreti».

Appunto. Che c’entrava Mahmood, per esempio?

«Lo abbiamo invitato a partecipare perché rappresenta quella generazione di artisti giovani che avrebbero voluto conoscere Battiato ma che non hanno fatto in tempo. Gli abbiamo assegnato ‘No time no space’ perché quando uscì, nel 1985, quella canzone spiazzò: era avanti per l’epoca. E Mahmood, per la nuova musica italiana, è un artista di rottura».

Gli altri abbinamenti sulla base di quali ragionamenti sono stati fatti?

«In alcuni casi le scelte sono state scontate. Morandi ha cantato ‘Che cosa resterà di me’, la canzone che lo lega a Battiato: gliela cedette quando Morandi nell’’88 incise l’album con Dalla, poi Franco la reinterpretò cambiando leggermente il testo e il titolo, ‘Mesopotamia’. Fiorella Mannoia ha scelto ‘La stagione dell’amore’ perché ebbe modo di cantarla in duetto proprio con Franco e così i Subsonica con ‘Up patriots to arms’. In altri casi sono state fatte assegnazioni sulla base di affinità artistiche».

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E le canzoni, invece, come sono state scelte?

«Di comune accordo da noi quattro collaboratori storici. Siamo partiti da quelle che proprio non potevano mancare, da ‘La cura’ cantata da Alice a ‘Povera patria’ cantata da Paola Turci, da ‘Voglio vederti danzare’ rifatta dagli Extraliscio a ‘Summer on a solitary beach’ reinterpretata da Luca Madonia. E poi ‘Bandiera bianca’ nella versione di Colapesce e Dimartino, ‘Cuccurucucu’ in quella della Nannini, ‘Centro di gravità permanente’ nella versione corale degli amici siciliani. Abbiamo inserito in scaletta anche altri brani meno noti ma comunque rappresentativi del suo repertorio, che non comprende solo la canzone pop ma anche la lirica e l’avanguardia, con Gianni Maroccolo e Andrea Chimenti che hanno rievocato le sperimentazioni sonore degli Anni ’70 con ‘Aria di rivoluzione’ e ‘Da oriente a occidente’».

Quando è stata l’ultima volta che lei ha lavorato con Battiato?

«Nel 2019, per il disco ‘Torneremo ancora’, quello contenente l’ultima canzone: ieri la sua voce, sulle note di quel brano, ha chiuso il concerto mentre sullo schermo si susseguivano alcune immagini girate dal regista Pepsy Romanoff sull’Etna, nel 2015. Una sorta di ultimo saluto».

Che ricordo ha di quell’ultima collaborazione?

«Andai a casa sua a Milo, alle pendici del vulcano, per fargli ascoltare i missaggi dell’album. Fu un momento commovente».

Ultimo aggiornamento: 11:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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