Ritratti veneziani, il cardinale Contarini e la svolta di Lutero

Lunedì 18 Luglio 2022 di Alberto Toso Fei
Il cardinale Contarini e la svolta di Lutero (illustrazione di Matteo Bergamelli)

VENEZIA - I had read Contarine fa esclamare Ben Johnson a uno dei personaggi del suo Volpone, ambientato a Venezia e scritto per il pubblico londinese nel 1606. D'altronde, tanto Johnson quanto William Shakespeare non potevano non aver letto De magistratibus et republica venetorum, scritto dal cardinale veneziano Gasparo Contarini e pubblicato a Venezia nel 1551.

Considerato uno dei testi di punta di quella propaganda veneziana volta a rafforzare il potere simbolico della città in concomitanza con il declinare del suo potere politico, il libro latino fu tradotto in inglese nel suo tempo libero dal politico e cortigiano Lewis Lewkenor, che lo arricchì con estratti da altri libri veneziani (in particolare di Venetia città nobilissima et singolare, 1581, di Francesco Sansovino) e lo diede alle stampe con il titolo The Commonwealth and Gouernment of Venice.

​Il cardinale Contarini e la svolta di Lutero

Oggi del Contarini è possibile ammirare un busto, conservato nella chiesa della Madonna dell'Orto, che si può raggiungere dopo aver percorso, a Cannaregio, una fondamenta che porta il suo nome. Gasparo (o Gaspare) Contarini appartenne a una delle più antiche, più potenti e più ricche famiglie del patriziato veneziano. Primogenito di Alvise Contarini, del ramo della Madonna dell'Orto, e di Polissena Malipiero, nacque il 16 ottobre 1483 e tra le mura del palazzo di famiglia (al quale apparteneva anche la celebre dependance costituita dal Casin dei Spiriti.
Luogo di convegno dei migliori artisti e letterati presenti in città al tempo) ebbe la sua prima formazione, perfezionata poi alla Scuola d'umanità di San Marco presso il campaniel, dove insegnavano gli stipendiati dal Pubblico Marc'Antonio e Giorgio Valla. Fu quest'ultimo a introdurlo nell'ambiente aperto e dinamico dell'Accademia Aldina (dove probabilmente incontrò Erasmo da Rotterdam), mentre Contarini proseguiva i suoi studi all'Università di Padova. Affacciatosi molto tardi alla vita politica cittadina, fu infine ambasciatore presso la corte imperiale del potente Carlo V e poi in Vaticano. Nel 1535 fu nominato cardinale da papa Paolo III, che lo vestì di porpora senza mai averlo conosciuto né avvertito di tale scelta insieme a un'altra importante figura, quella di Giampietro Carafa, divenuto in seguito papa col nome di Paolo IV. Una scelta che, in tempo di crisi per la chiesa Cattolica, fu volta forse a ingrossare le fila delle menti dialoganti. Lo storico Aldo Stella definì in questo modo la propensione del cardinale Contarini: nonostante fosse stato quasi un autodidatta in teologia, ebbe sempre come norma di comportamento quella di cercare ciò che univa, anziché gli spunti di attrito e di astiosa polemica.

La sua storia si intrecciò così con quella del Concilio di Trento. Ai tempi in cui soggiornava in Germania fu infatti uno dei pochi a comprendere come la ribellione di Lutero non potesse essere risolta con bolle papali o reprimende. Il veneziano avvertiva anzi l'esigenza di una seria riforma della curia romana. Fu forse per questo che fu inviato a Ratisbona, nel 1541, allo scopo di trovare un accordo con i rappresentanti della Riforma, ma l'incontro fallì perché ormai la distanza tra le parti era divenuta incolmabile e lo scisma tra cattolici e protestanti inevitabile.

A Trento Contarini fece parte dell'ala più moderata, che fu travolta dagli eventi; anche nei colloqui di Ratisbona, che avevano accompagnato il Concilio, protestanti e cattolici non riuscirono a trovare un punto d'incontro: Lutero era convinto che per salvare l'anima fosse necessaria la fede data da Dio. I cattolici difendevano le preghiere e le opere buone, oltre che la fede, come viatico per la salvezza. Le tensioni che accompagnarono quegli eventi lo portarono alla fine a doversi peraltro difendere dall'accusa di eresia.

Al netto di questi avvenimenti, compose diverse opere, delle quali la più celebre - e celebrata - è il De magistratibus et republica venetorum, di cui si trovano probabili tracce anche ne L'Otello di Shakespeare. Morì nel 1542 a Bologna, a 58 anni, ove si era recato come legato pontificio incaricato del governo civile.

Ultimo aggiornamento: 15:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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