I Lunelli e l'epopea del Ferrari: «Da 120 anni il nostro spumante da campioni»

Guida il gruppo trentino che, dalle cantine Ferrari alla cedrata Tassoni, fattura 133 milioni

Lunedì 15 Agosto 2022 di Edoardo Pittalis
Una foto storica

TRENTO - Centoventi anni a fare spumante e a imbottigliarlo. A coltivare vigne sui fianchi ripidi dei monti attorno a Trento - viticoltura eroica, la chiamano - passando per due guerre mondiali, dall'impero al regno alla repubblica. E nelle cantine c'è sempre, anche in tempi tecnologici, chi ogni giorno nelle rastrelliere fa ruotare leggermente le bottiglie per completare la fermentazione. Oggi quello spumante è il simbolo del made in Italy. L'hanno stappato 40 anni fa a Madrid, quando l'Italia fu campione del mondo di calcio. Lo stappano quando la Ferrari taglia per prima il traguardo in F1. Qualcuno ci fa ancora la battuta: Ferrari su Ferrari, anche se il primo a metterla per iscritto fu proprio Enzo Ferrari tanti anni fa in un biglietto che i Lunelli conservano; accanto a un menu firmato da Guglielmo Marconi e Enrico Fermi, due Nobel, soddisfatti dello spumante sul transatlantico che li portava in America. Nella piccola storia delle cantine Ferrari del gruppo Lunelli la grande storia è entrata molte volte.

E anche la grande arte, a incominciare dalla collaborazione con Arnaldo Pomodoro.

La Lunelli, 300 dipendenti, ha chiuso lo scorso anno con un fatturato di 133 milioni di euro. Oltre alle cantine Ferrari, dove tutto è iniziato, del gruppo fanno parte: Prosecco Superiore Bisol; Distilleria Segnana del 1866; Acqua minerale Surgiva; la Tassoni, famosa per la cedrata. Soltanto di Ferrari nel 2021 sono state vendute 7 milioni di bottiglie, del Prosecco Bisol 5 milioni. «Nel 2021 il vino italiano ha superato i 7 miliardi di euro di valore di export per la prima volta, guidato dalla forte presenza di ristorazione italiana», dice Matteo Bruno Lunelli, 48 anni, due figli, amministratore delegato del gruppo. È anche presidente della Fondazione Alta Gamma che raggruppa i marchi dell'eccellenza del made in Italy. «Per quattro volte abbiamo vinto il titolo di produttore dell'anno al campionato del mondo delle Bollicine a Londra. Siamo l'unica casa non francese a vincere questi titoli».

Tutto è nato dalle cantine Ferrari 120 anni fa?
«Da Giulio Ferrari nel 1902, lui è stato il primo a intuire la vocazione del Trentino nella viticoltura da montagna per creare bollicine di eccellenza. Oggi la denominazione Trento doc unisce 64 cantine. Si era diplomato in enologia a San Michele d'Adige e specializzato a Montpellier in Francia, dove aveva studiato la produzione dello champagne apprendendo il metodo che noi chiamiamo classico: creare bollicine con una seconda fermentazione in bottiglia. Poi, in Germania, aveva appreso la fermentazione dei lieviti. Ha fondato le cantine Ferrari avviando la produzione col metodo classico; poi ha piantato vigneti Chardonnay nei monti del Trentino, terre che danno un valore speciale a queste uve. Ha creato vini di eccellenza destinati a clienti esclusivi, alle grandi navi, ai grandi alberghi e ristoranti».

Come ha fatto ad attraversare due guerre mondiali?
«Nella Grande Guerra Trento era austriaca, l'azienda era nel palazzo di famiglia, in centro città, in via Belenzani, la via storica delle processioni del Concilio. Nella seconda guerra ha murato cantine e sotterranei e si è trasferito nel suo paese natale, a Calceranica al lago. A guerra finita ha riaperto le cantine, aveva fatto in pratica il primo grande esperimento di invecchiamento di bollicine e mise sul mercato le bottiglie marchiate Riserva. Ferrari non aveva figli e cercava qualcuno che portasse avanti il suo sogno. Si fecero avanti in molti, anche la famiglia milanese Motta, quella del panettone; lui sceglie Bruno Lunelli, mio nonno, lo giudicava il più adatto. Il nonno era un commerciante di vino con una bottega a Trento, portava vino in Svizzera e lo scambiava col cioccolato. S'indebitò fino al collo, anche se Ferrari gli consentì di pagare un po' alla volta. Parliamo di un'azienda che allora vendeva meno di diecimila bottiglie l'anno. Una transizione nella continuità, Ferrari continuava ad andare in cantina, in fondo era sotto casa sua; e quando arrivava si voleva sempre sedere alla sua scrivania».

Così 70 anni fa è incominciata l'era Lunelli?
«Nonno Bruno era un visionario, aveva capito l'enorme potenzialità del marchio e che bisognava restare fedeli alla qualità. Con mio padre Giorgio e mio zio Gino, che erano nati poco prima della guerra, è subentrata la seconda generazione; da studenti andavano in cantina ad aiutare, allora c'erano solo tre collaboratori. Mio padre studiava a Milano al Politecnico ed è diventato ingegnere intraprendendo una carriera esterna; è stato lo zio a guidare l'azienda, con lui Ferrari è diventato il brindisi italiano per eccellenza, sempre più diffuso in Italia, nello sport, nello spettacolo, nelle istituzioni: il presidente Pertini portò il Ferrari al Quirinale, dove prima c'era solo lo champagne. Ai mondiali di calcio del 1982 in campo a Madrid gli azzurri campioni stapparono davanti a tutti la bottiglia Ferrari. Ero bambino e ricordo quella partita e quel brindisi straordinario davanti al televisore. Ha creato una consuetudine di Ferrari col mondo dello sport che è culminata con la F1».

E adesso la terza generazione.
«L'azienda è cresciuta, ha dovuto trasferirsi fuori città. Ancora prima della costruzione dell'autostrada del Brennero, è stata spostata la provinciale per trovare gli spazi necessari, la viabilità è stata rivista sempre a spese nostre. La terza generazione è arrivata col Duemila, l'azienda aveva già compiuto i 100 anni, dicono che nel vino i primi cento anni siano i più difficili. Siamo quattro cugini operativi: io, Marcello, Camilla, Alessandro. Nel 2011 si è concluso il passaggio generazionale, ho raccolto da zio Gino il testimone».

Lei come è arrivato?
«Sono nato e cresciuto a Milano perché papà ci lavorava: liceo Carducci, la Bocconi; senza mai pensare che sarei entrato in azienda. Dopo la laurea avevo un'offerta di lavoro dalla Goldman Sachs, tre mesi che sono diventati cinque anni tra New York, Zurigo e Londra. Questa banca d'affari mi ha permesso di vivere in diversi paesi e di misurarmi con persone di grande spessore: nell'ultimo periodo a Londra ho lavorato con Mario Draghi. Nel frattempo mi ero sempre tenuto in contatto con lo zio ed è stato proprio lui a dirmi che era il momento che decidessi cosa volevo fare da grande, che dovevo mettermi in gioco come imprenditore. È stato un passaggio molto veloce da Londra a Trento, lo zio aveva fretta che venissi in tempo per il Vinitaly e così ai primi d'aprile del 2003 mi sono trovato catapultato a Verona, lasciando a Londra mia moglie Valentina».

Come è stato il confronto con lo zio?
«Ho imparato tutto da lui. Lo zio era il modello di imprenditore del quale ammiravo la vivacità intellettuale e la visione d'impresa, oltre al talento nella comunicazione. Ha capito prima di tutti che doveva investire nella qualità e non nella quantità. Me ne rendo conto anche davanti alla data dei 120 anni: ti consente da una parte di guardare al passato con l'orgoglio della nostra storia, dall'altra di guardare al futuro. Siamo un'azienda convinta di avere grandi opportunità di crescita e come terza generazione abbiamo l'ambizione di svilupparci oltre confini: il fatturato all'estero è cresciuto, siamo il primo esportatore di metodo classico italiano, Bisol esporta due terzi della produzione. Abbiamo anche l'obiettivo della sostenibilità: creare benessere, sicurezza, bellezza. E puntiamo sul tema ambientale: tutti nostri vigneti di proprietà sono certificati biologici; in Trentino abbiamo 130 ettari, più i vigneti in Veneto, Toscana e Umbria. Il Ferrari è fatto con uve di Chardonnay e Pinot nero coltivate nel Trentino e conferite da 600 famiglie. Siamo consapevoli del problema del cambiamento climatico, quello che è accaduto alla Marmolada è un monito che la natura ci sta dando, Abbiamo ridotto le emissioni, raggiunta la neutralità carbonica; installato pannelli fotovoltaici».

Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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