Blanco: «La mia rabbia ha conquistato anche Mina. Rifarei il gesto a Sanremo? Meglio non mettermi le rose attorno»

Il cantautore presenta il nuovo disco, “Innamorato”, che comprende un duetto con la Tigre di Cremona: «È dedicato alla mia famiglia»

Venerdì 14 Aprile 2023 di Mattia Marzi
Blanco: «La mia rabbia ha conquistato anche Mina. Rifarei il gesto a Sanremo? Meglio non mettermi le rose attorno»

Sfrontato, spudorato, selvaggio, per certi versi anche punk: Blanco somiglia perfettamente alle sue canzoni. In quelle di Innamorato, il nuovo album, da oggi nei negozi e in streaming, contenente anche il duetto con Mina Un briciolo di allegria, il 20enne cantautore bresciano che un anno e mezzo fa si è ritrovato catapultato in testa alle classifiche grazie all’album d’esordio Blu celeste si racconta con l’autenticità che lo contraddistingue. Sguardo luciferino, felpa, pantaloncini corti e scarpe da basket, Riccardo Fabbriconi si presenta all’appuntamento in un hotel romano - ieri pomeriggio è arrivato a sorpresa in Piazza Navona, ripetendo quanto fatto negli scorsi giorni a Venezia, Firenze e Napoli, circondato subito dai fan, aspettando poi la mezzanotte con un’esibizione a Spazio Fontanella - e dopo i saluti di rito comincia a raccontare l’album.

L’incidente sanremese, dice, appartiene al passato: «Ora vorrei parlare del disco e solo di quello».

Non ha ancora raccontato la sua versione, però. Cos’è successo?
«Che qualcosa non andasse nell’audio era emerso già alle prove. Pensavo che il problema fosse stato risolto. Invece non appena comincio a cantare si ripresenta. Ho guardato il fonico, indicando l’auricolare. Mi ha fatto cenno di andare avanti: impossibile».

Lo rifarebbe?
«Dipende: dovrei ritrovarmi in quella situazione. Meglio non mettermi le rose intorno (ride)».

«Luna bianca e cocaina», canta in “Lacrime di piombo”. Ne “L’isola delle rose” dice: «Mischio i tuoi sorrisi con le droghe». Verità o finzione?
«Ogni tanto mi drogo».

Che tipo di droghe assume?
«Non si può dire… Droghe di vita, emozioni (ride)».

Di cosa è “Innamorato” Blanco?
«Della mia famiglia, della musica, della vita. Il titolo dell’album mi è venuto in mente l’anno scorso mentre ero a New York a lavorare con produttori americani. Dopo venti giorni sentii la mancanza di casa: Innamorato era il titolo più italiano».

In “Giulia”, ispirata alla fine della storia con la sua ex fidanzata, canta di aver già perso la testa: dopo un solo disco?
«Sì. Non sono riuscito a gestire nel migliore dei modi il peso del successo. Rinunciare alla normalità di prima non è facile».

I pro del successo quali sono?
«Uno solo, e non i soldi: è più magico quando non ce li hai. È il fatto che la tua musica riesca ad arrivare a tante persone».

Come ha conquistato Mina?
«Con una mail. Cantata da solo, Un briciolo di allegria non mi convinceva. Ai miei discografici ho detto per scherzo: chiediamo un duetto a Mina. Le hanno scritto per provare: ha accettato».

L’ha incontrata?
«No. Nel video, girato a Villa Augusta ad Ariccia, rincorro un gatto che si trasforma in lei (è una controfigura, ndr). Ha visto un video della mia Notti in bianco e le è piaciuta la mia rabbia. La stimo, perché a 83 anni continua a dimostrare di essere al passo con i tempi. Io a quell’età non ci arriverò: morirò prima (ride)».

Dei suoi colleghi chi rimarrà?
«Madame: non punta a piacere a tutti. Fa questo lavoro infischiandosene delle formulette».

Lei rispetto a quelle formulette come si rapporta?
«Le ignoro anche io. Basti ascoltare La mia famiglia: non è una hit, ma è autentica. Dalla mia ho la fortuna di avere un produttore come Michelangelo (Michelangelo Zocca, ndr), che sa suonare. Nei testi uso un linguaggio carnale. Non sono un fan del politically correct: se in una canzone voglio usare la parola “scopare” perché non posso farlo? È un sinonimo di “fare l’amore”».

Laura Pausini dice che oggi, anche grazie all’autotune, «cantano cani e porci»: la pensa come lei?
«No. Nella trap l’autotune viene usato come sfumatura. I trapper hanno più cose da dire rispetto ad altri. Anche se stimo Pausini, preferisco Sfera Ebbasta: mi dà qualcosa in più».

Cosa manca a Blanco?
«Dopo il primo disco mi sarebbe piaciuto avere successo all’estero: non è successo. Forse non era ancora il momento giusto».

All’Eurovision l’anno scorso cosa non funzionò?
«Io e Mahmood ci arrivammo stremati. Avevamo chiesto all’organizzazione di venirci incontro su alcune richieste, dagli orari delle prove a dettagli della performance: non ci hanno aiutati».

Con i due concerti negli stadi annunciati a Roma (Olimpico, 4/7) e a Milano (San Siro, 20/7) non rischia di bruciare le tappe?
«Volevo alzare l’asticella. La serata all’Olimpico la sto aspettando con ansia: lì gioco in casa, ci vado spesso a tifare la Roma (ride)».

Chi vorrebbe portare come ospiti?
«La butto lì: Mina e Celentano».

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