Barcelona, il duetto (virtuale) di Caballé e Mercury alle Olimpiadi che unì un popolo

Sabato 6 Ottobre 2018 di Guglielmo Nappi
Barcelona, il duetto (virtuale) di Caballé e Mercury alle Olimpiadi che unì un popolo intero
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Non riuscirono mai a cantarla insieme. Freddy Mercury era morto qualche mese prima e il 25 luglio 1992 Monserrat Caballè salì sul palco dello stadio Olimpico di Barcellona senza avere al suo fianco la rockstar dalla voce più bella di sempre. Accanto a lei c'era Josè Carreras con il quale si esibì in "Amigos para siempre". Ma poi arrivò il momento di Barcelona. Sessantamila spettatori alzarono gli occhi verso il maxischermo e piansero guardando le immagini che mostravano il cantante britannico e il leggendario soprano duettare, nel live del 1988 al Montjuic. Quella fu anche l'ultima esibizione dal vivo del frontman dei Queen, vinto troppo presto dall'Aids.

 


"Barcelona" fu ideata da Mercury come un inno e ancora oggi rappresenta la canzone della rinascita di una città e di un popolo, ma non quello spagnolo.
L'allora presidente del Cio Samaranch apostrofò così un giovane giornalista che si sorprendeva dei comunicati stampa scritti in catalano e poi tradotti in castigliano, inglese e francese. "Pensa che il nostro sia un dialetto? Allora non conosce la nostra storia". E quella voglia di indipendenza quel popolo non l'hai mai persa. "Barcelona", ideata da un cantante britannico, rappresenta questo e di più. E' l'unione di due geni che non ci sono più, è orgoglio, è meraviglia per l'udito. Ed è dolore per chi ricorda le lacrime di un popolo che canta come una sola voce, in una calda serata estiva, un inno magico.

Ultimo aggiornamento: 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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