Bacco e tabacco, un abbinamento consuento dal carattere ormai proverbiale. Tra i due molto in comune come ad esmpio l'importanza del terroir coltivato alla tracciabilità di produzione fino al rito del consumo lento, consapevole e appagante. A dimostrarlo una collaborazione avviata dall'azienda vinicola Sartori, coi suoi 120 anni di storia, e il brand svizzero dei sigari di alta gamma, Davidoff, premiando, tra i testimonial del fumo lento, anche lo chef Antonello Colonna. «Il tabacco come la vite - ha sottolineato Enrico Della Pietà, brand manager Davidoff Italia - sono piante molto forti in natura e hanno un alto valore simbolico e culturale.
Affinità sia nei controlli qualitativi - Davidoff ha 350 passaggi selettivi, ma anche nel piacere della fumata: sarebbe un grande difetto - ha spiegato Della Pietà - se il tabacco non avesse l'acidità che fa salivare il fumatore invitandolo a continuare la «degustazione» con blend composti da cinque foglie di varietà autoctone della Repubblica Dominicana. Fumare una sola varietà in purezza è considerato monotono dai cultori del fumo lento che confidano sui master blender, come fanno gli enoappassionati rispetto ai wine maker, per cogliere il top dal mix delle uve». Bacco e tabacco condividono anche l'assenza di limiti nell'invecchiamento: col tabacco oro blanco invecchiato oltre 20 anni si produce un sigaro che costa oltre 500 euro al pezzo, mentre la longevità è uno dei pregi riconosciuti ai grandi vini rossi veronesi. Inoltre sia i sigari che il vino di qualità hanno molteplici possibilità di abbinamento.
«L'affinità è anche nello spirito imprenditoriale, sia il tabacco che il vino - ha detto il produttore veronese Andrea Sartori - hanno bisogno di un pensiero lungo: per fare una bottiglia di Amarone ho bisogno di otto anni, con capitale fermo per 4 anni di impianti in vigna e 4 anni di affinamento. Infine sono due realtà, la Valpolicella e Davidoff, che creano posti di lavoro e premiano economicamente tutti gli operatori della filiera. Per questo sono molti i giovani che lavorano nel settore, in particolare qui nel veronese. E noi che siamo innamorati di Verona e dobbiamo tanto a questo territorio abbiamo scelto di restituire qualcosa cambiando il nome dell'azienda che dal 1995 è Sartori di Verona, sostenendo la Fondazione dell'Arena, e puntando sempre più su produzioni sostenibili e green».
Sartori a proposito della vendemmia 2021 ha rilevato che l'annata «sembra che quest'anno sia leggermente più scarsa rispetto all'anno precedente per tutte le denominazioni del Veneto, considerando che abbiamo avuto cali dal 5 al 20% nelle varie province venete, a causa delle gelate primaverili e di alcune grandinate che hanno diminuito sensibilmente la produzione. Tuttavia sarà una vendemmia di ottima qualità, sia per le uve bianche sia per quelle rosse, a conferma delle eccellenze 'made in Italy'».