Banksy rubato, arrestata la banda: c'è anche il mediatore che ha portato l'opera in Abruzzo

Giovedì 25 Giugno 2020 di Teodora Poeta
Banksy rubato, arrestata la banda: c'è anche il mediatore che ha portato l'opera in Abruzzo
E’ arrivata la svolta nell’indagine sul furto del prezioso graffito di Banksy, la Ragazza in lutto, disegnata su una porta d’emergenza del Bataclan in memoria delle 90 vittime dell’attentato terroristico del 2015 e rubato nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 2019. Grazie ad un video di una telecamera di sorveglianza del locale che aveva ripreso i ladri in fuga e alle intercettazioni telefoniche, la polizia francese è riuscita ad arrestare una banda composta da nove magrebini sospettati di essere gli autori e gli ideatori del furto dell’opera d’arte finita poi, in maniera del tutto misteriosa, in un casolare di Sant’Omero dov’è stata recuperata poche settimane fa dai Carabinieri di Alba Adriatica.

Tra i componenti di quella banda ci sarebbe anche il magrebino amante del made in Italy che per anni ha frequentato come cliente il B&B di proprietà dell’imprenditore italo francese 56enne di Tortoreto di cui adesso si sta occupando la Direzione distrettuale dell’Aquila, per competenza distrettuale, quest’ultimo indagato di ricettazione. Per i nove, invece, l’accusa è a vario titolo di furto aggravato e ricettazione. Sono loro, infatti, secondo le fonti francesi, gli uomini che, armati di smerigliatrici e incappucciati, erano riusciti a rimuovere la porta. Una volta caricata sul loro furgone, la squadra era poi fuggita. Una scena ripresa da una telecamera di sorveglianza del Bataclan che ha aiutato gli investigatori nelle indagini.

Gli arresti sono scattati all’alba di martedì, nell’Isère, nel Rodano, nell’Alta Savoia, nel Var e nel Puy-de-Dôme. A quanto pare la polizia francese aveva la certezza che il lavoro di Banksy fosse rimasto per molti più mesi in Francia prima di attraversare le Alpi. E’ stato l’albergatore di Tortoreto, sentito a sommarie informazioni qualche giorno fa dai Carabinieri di Giulianova, pur non sapendo collocare con esattezza nel tempo l’arrivo dell’opera nel garage del suo B&B, a confermare che, al contrario, quasi certamente lo spostamento è avvenuto prima, probabilmente "nei primi mesi del 2019". Da lì, poi, è finita nel casolare sperduto sempre di sua proprietà a Sant’Omero dov’è stata ritrovata nel corso di una perquisizione il 10 giugno.

Due sono le inchieste su questa vicenda, quella francese che ha già portato ai nove arresti e quella italiana della Dda dell’Aquila con tre indagati: l’albergatore, il magrebino arrestato in Francia, che avrebbe portato insieme ad altri il pannello di Bansky in Italia, e un ex commerciante di auto 60enne di Giulianova, un vecchio vicino di casa dell’italo francese, che avrebbe invece fatto conoscere i due quattro anni fa. In questa fase, adesso, c’è da approfondire le loro posizioni. L’albergatore ha già ribaditore che non conosceva il valore dell’opera e che l’aveva presa in consegna inconsapevolmente, imballata in un telo nero, insieme ad altro materiale che il magrebino gli lasciava di volta in volta con la scusa voler comprare roba made in Italy per la sua villa in costruzione a Parigi. Quello, però, che ancora non è chiaro è se dietro al furto ci possa essere il commercio illegale di opere d’arte e se la banda con quei soldi dovesse poi finanziare il terrorismo islamico. Non è escluso, comunque, che nei prossimi giorni possano esserci ulteriori rivolti. 
Ultimo aggiornamento: 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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