Morto Antonio Pennacchi, lo scrittore aveva 71 anni: vinse lo Strega con "Canale Mussolini"

Martedì 3 Agosto 2021 di Giovanni Del Giaccio e Monica Forlivesi
Morto Antonio Pennacchi, lo scrittore aveva 71 anni: vinse lo Strega con "Canale Mussolini"

Lo scrittore Antonio Pennacchi è morto nella sua abitazione di Latina a causa di un malore. La notizia ha trovato conferma poco fa. Secondo una prima ricostruzione l'autore di "Canale Mussolini", volume con cui ha vinto il Premio Strega nel 2010, era al telefono, a un certo punto non parlava più, la moglie si è accorta che qualcosa non andava ha chiesto aiuto ma per lui non c'era più nulla da fare.

Antonio Pennacchi aveva 71 anni.

La moglie ha chiamato il 118, il personale dell'Ares è intervenuto con l'ambulanza e l'auto medica, ha  provato a defibrillarlo ma poco dopo ha dovuto constatarne il decesso. Si è trattato quasi certamente di un infarto.

La casa di Antonio Pennacchi a Latina (foto Gabriele Tamborrelli)

Cordoglio è stato espresso dal sindaco di Latina, Damiano Coletta: «Una enorme perdita non solo per la città  ma per tutto il Paese. I suoi racconti hanno reso il nostro territorio un luogo letterario, dalla Fondazione ai giorni nostri.  Pennacchi appartiene al patrimonio della città e tutti i latinensi oggi gliene rendono giustamente merito. Porgo le più sentite condoglianze alla sua famiglia a nome dell’Amministrazione comunale e di tutta  Latina». Si è unito anche il senatore pontino di Fratelli d'Italia, Nicola Calandrini: «Conosceva e amava Latina come pochi altri. Ha saputo raccontare la città, i suoi volti, la sua storia, le sue sfaccettature con uno stile unico e inconfondibile. Alla politica, a quella locale in particolare, lanciava invettive e provocazioni mai banali che erano fonte di riflessione per tutti».

Pennacchi è stato autore di libri di grande successo. Oltre a Canale Mussolini, famosissimo è "Il fasciocomunista" da cui nel 2007 è stato tratto anche un film "Mio fratello è figlio unico" (regista Daniele Lucchetti).

Pennacchi si era laureato in storia e filosofia durante un periodo di cassa integrazione. Aveva esordito come scrittore con 'Mammut', uscito nel 1995 cui era seguito, nello stesso anno, 'Palude. Storia d'amore, di spettri e di trapiantì. Nel 2003 il romanzo autobiografico 'Il fasciocomunista. Vita scriteriata di Accio Benassì aveva ispirato il film 'Mio fratello è figlio unicò diretto da Daniele Luchetti. Ma il successo era arrivato nel 2010 con 'Canale Mussolinì con cui ha vinto il Premio Strega ed è entrato nella cinquina del Premio Campiello.

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L'operaio che diventò romanziere

Nato a Latina nel 1950, operaio dell'Alcatel Cavi, Pennacchi si è dedicato alla politica prima nelle file del MSI e poi in quelle del Partito marxista-leninista Italiano. Tra gli anni '70 e '80 ha aderito al PSI, alla CGIL e poi alla UIL. Nel 1983, durante un periodo di cassa integrazione, si è laureato in Lettere e filosofia per abbracciare poi la carriera di scrittore. Il debutto nel 1995 con Mammut, seguito da da Palude. Storia d'amore, di spettri e di trapianti. Nel 2003 ha pubblicato Il fasciocomunista. Vita scriteriata di Accio Benassi, romanzo autobiografico da cui nel 2007 è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico, diretto da Daniele Luchetti. Nel 2010 è uscito Canale Mussolini, finalista al Premio Campiello e vincitore dello Strega. Ha firmato poi Storia di Karel (2013), Camerata Neandertal. Libri, fantasmi e funerali vari (2014), Canale Mussolini. Parte seconda (2015), Il delitto di Agora (2018), rivisitazione del thriller Una nuvola rossa pubblicato nel 1998, e La strada del mare (2020).

Accanito fumatore, dai modi bruschi, considerato uno dei maggiori scrittori italiani, Pennacchi aveva scritto nel gennaio 2021 una lettera aperta a Giorgia Meloni in cui diceva: «Cara Giorgia ti prego: dite di sì all'unità nazionale. Dopo la seconda guerra mondiale e quella di liberazione, le forze socialcomuniste e cattoliche - da sempre acremente divise - seppero trovare quel minimo di concordia necessario a costruire assieme l'unità del popolo, una costituzione democratica repubblicana e il conseguente miracolo economico degli anni cinquanta e sessanta che portò l'Italia ad essere, dal Paese povero e sottosviluppato che era prima, la quinta o sesta potenza economica mondiale panico di adesso». Certo, più volte, negli ultimi anni, aveva sottolineato che oggi abbiamo perso quella passione che c'era nella politica. «La gente pensava fosse giusto interessarsi della cosa pubblica. C'erano ancora le ideologie e, forse sbagliando, la certezza di costruire un mondo migliore. Questo lo abbiamo perso, ma è necessario recuperarlo«. 

 

L'indimenticabile saga dei Peruzzi

I nomi dei personaggi erano mitologici. Lo zio Pericle, lo zio Adelchi e lo zio Iseo. Il Treves e il Turati, e poi l'Armida. Canale Mussolini parla di un'impresa storica: la bonifica delle Paludi Pontine. 

Il romanzo si compone in due parti e prende il nome dal Canale delle Acque Alte dell'Agropontino che i residenti del territorio al tempo del fascismo chiamavano Canale Mussolini.

Nel romanzo ripercorreva la storia di una famiglia contadina, i Peruzzi, sradicata dalla sua terra d'origine nella bassa padana per andare nell'agro pontino. Su questa terra, bonificata dalla malaria negli anni del fascismo, arrivano molti coloni dal nord, emiliani, veneti e friulani, insieme ai Peruzzi, capeggiati dal carismatico e coraggioso zio Pericle, fascista. 

L'ultimo libro su un ramo della famiglia Peruzzi: i Benassi

Per l'uscita del suo ultimo libro, "La strada del mare" - pubblicato da Mondadori, il suo editore, nell'ottobre 2020 - aveva detto in un'intervista all'ANSA: «A 70 anni, ho perduto l'innocenza, ma anche gli entusiasmi e le speranze. Il miglior tempo mio se n'è andato. Mi restano gli anni della discesa e della riflessione. Nello scenario generale penso ci siano delle costanti storiche, metastoriche direi, rispetto alle quali chi è giovane oggi è come ero io giovane allora, pieno di speranza e di voglia. È il ciclo della vita. Le energie e gli impulsi vitali restano costanti. Cambiano gli scenari intorno, i contesti». E Pennacchi non aveva mai smesso di combattere per l'eguaglianza di tutti gli esseri umani, fondamentale in tutta la sua opera, e contro l'ingiustizia che lo faceva arrabbiare anche a 70 anni.

«Nella prima parte e nella seconda di Canale Mussolini ho raccontato le storie della mia famiglia, quelle che mi erano state narrate. Qui racconto le storie che ho vissuto direttamente» aveva spiegato- In questo suo ultimo romanzo storico e di formazione, in cui c'è la politica di quegli anni, che tutti pensavano sarebbe stato candidato al Premio Strega 2021, ha raccontato un ramo della famiglia Peruzzi, i Benassi. Quattro donne e tre maschi: Otello, Manrico e Accio, che sono gli stessi protagonisti del Fasciocomunista, ma negli anni Cinquanta, quando questi ragazzini crescono. Raccontare le cose che aveva vissuto direttamente era stato «più faticoso per Pennacchi «perché - sottolineava - significa fare i conti con la propria infanzia, con i fantasmi e i traumi dell'infanzia» e del Covid diceva: «in quegli anni abbiamo avuto una cosa simile al Covid, che è stata l'Asiatica, che ha fatto 30 mila morti in Italia e 22 milioni di contagiati, quasi metà del popolo italiano. Però la affrontammo in maniera diversa, forse perché non avevamo la consapevolezza che abbiamo adesso e le informazioni. Chi campava campava e chi moriva moriva».

Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 14:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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