Il cinema d’autore ha una nuova stella: Anamaria Vartolomei, 22 anni, francese di origine romena, fisico delicato ed espressivi occhi color ghiaccio, è la protagonista di “La scelta di Anne – l’événement”, il film di Audrey Diwan che ha trionfato a Venezia vincendo il Leone d’oro, attualmente nelle sale con Europictures.
Come si è trasformata nella protagonista del film?
“Ho cercato di rendere la solitudine di Anne, la sua paura che la gente scopra il segreto che custodisce. Ho lavorato sulla respirazione, che è molto importante e la dice lunga sui suoi sentimenti. Ho fatto leva sul dolore, anche fisico, che il mio personaggio prova. All’inizio mi sentivo un po’ persa e ho voluto incontrare Annie, la scrittrice”.
In che modo l’ha aiutata?
“Abbiamo parlato molto. Io mi sono lasciata ispirare dallo stile del romanzo che è molto brusco, molto crudo, senza fronzoli e molto preciso. Per questo ti mette davanti alla realtà dei fatti. Con la sua determinazione, Annie Ernaux ha contribuito sensibilmente a mettere in risalto la condizione delle donne e ancora oggi si impegna per la libertà femminile”.
Che emozioni ha risvegliato in lei il film?
“Ho scoperto la violenza della realtà in cui si muove il mio personaggio, la sua rabbia, il suo senso di impotenza, l’esigenza della libertà. E man mano che le riprese avanzavano, cresceva la mia voglia di difendere Anne. Attraverso il mio personaggio, sono cresciuta non solo come attrice ma anche come donna”.
Chi è Anne, per lei?
“Un soldato che va in guerra. Ha degli alleati che perde durante il suo cammino. Finisce a terra. Incassa dei colpi, ma si rialza. Va avanti con ostinazione e tenacia, senza cedimenti. Non abbassa mai lo sguardo, va sempre avanti ».
Qual è il messaggio che rende attuale il film, ambientato nel passato?
"Il suo stesso tema : la lotta per la libertà. Troppi uomini si sono appropriati del corpo della donna ed è arrivato il momento in cui le donne devono decidere per sé".
Cosa le resta dell’esperienza sul set?
«Il film mi ha insegnato ad osare e, allo stesso tempo, ad essere disponibile. È per questo che ho avuto la sensazione di raggiungere un certo tipo di libertà durante le riprese. Una libertà che mi sembrava essere in linea con il testo di Annie Ernaux. Non si è trattato di un’esperienza puramente cinematografica, ma di un percorso personale. E oggi sono un’altra Anamaria”.