Dal Festival del Cinema di Venezia a Videocittà: Aka 7even ha ormai preso confidenza con le passerelle. Un anno fa, in questo periodo, Luca Marzano - campano, classe 2000 - si preparava ad entrare nella scuola più popolare d'Italia, quella di Amici.
Nella colonna sonora c'è la sua Mi manchi. Il corto parla di challenge sul web: è un tema che la tocca da vicino?
«Sì. E non solo perché è un fenomeno diffuso soprattutto tra i miei coetanei, ma perché l'ho vissuto da vicino. Un ragazzo di Napoli che conoscevo finì per suicidarsi, l'anno scorso».
A quale sfida si sottopose?
«La Blue Whale. Pensai: E se fosse successo a me?».
Cosa l'ha preservata da giochi così estremi?
«Ho un carattere duro: non mi lascio abbindolare facilmente. È fondamentale sensibilizzare i ragazzi, soprattutto i più giovani, sulla pericolosità di queste challenge: ci si ritrova coinvolti in un attimo e nel caso in cui ci si rifiuta di giocare, si passa alle minacce. Quando è così, non bisogna avere paura di denunciare. È questo il messaggio alla base del film».
Che adolescenza è stata la sua?
«Difficile, segnata da episodi di bullismo. Non ero il classico figo che faceva colpo sulle ragazze e con gli amici si vantava delle sue conquiste. Per gli altri ero diverso e mi prendevano di mira».
Botte, insulti?
«Insulti, più che altro».
Come reagiva?
«Non reagivo. Loro poi andavano a giocare a calcio, io me ne tornavo a casa con la coda in mezzo alle gambe e passavo il pomeriggio a studiare pianoforte. Ma dentro covavo rancore».
Quel risentimento può essere veicolato in maniera sbagliata. Nel suo caso?
«Non è successo, fortunatamente. Mi sfogavo con la scrittura».
I suoi genitori?
«Li tenevo fuori da quelle situazioni. Quello che avevo da raccontargli, lo mettevo nelle canzoni».
Ha avuto bisogno di uno psicologo?
«Il problema è che mi tenevo tutto dentro. A chi oggi sta attraversando una situazione simile consiglio di parlarne, invece. E magari trovare un modo per cambiare chi bullizza».
Il dialogo è possibile?
«Sì. In fondo, anche loro sono vittime: si comportano così perché hanno un malessere. Andrebbero aiutati».
A 7 anni finì in coma per una settimana, dopo una crisi epilettica causata da un virus che aveva attaccato il cervelletto: cosa le ha lasciato quell'esperienza?
«Mi ha insegnato a dare più valore alle cose. La vita è un soffio. Se ne ho parlato anche in tv, non è stato per far commuovere i telespettatori, ma perché la mia storia è cominciata da quel letto d'ospedale. Il 7 del mio nome d'arte è un riferimento a quella settimana di coma».
Nel 2017 fu scartato da X Factor: poi?
«Tante altre porte in faccia. Anche ad Amici: mi hanno detto no per quattro anni. Dicevano che ero troppo tradizionale. Avevano ragione. Poi con Loca è cambiato tutto: siamo arrivati al terzo platino e ora l'abbiamo fatta uscire anche in Spagna».
Il disco nuovo?
«Ci sto lavorando. Il duetto con Fedez nato per scherzo via social? Spero ci sarà, nel disco».
La vedremo a Sanremo?
«Mi piacerebbe».