LIDO DI VENEZIA - Erano racconti sparsi tutti sul tema western scritti dai fratelli Coen nel corso di oltre venti anni quelli che ora sono diventati un film, 'The Ballad of Buster Scruggs' passato oggi 31 agosto in concorso in questa 75/ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Tanti applausi e risate per questa antologia western in sei episodi, tra musical, Sergio Leone, carovane nelle praterie, furiosi pellerossa, storie d'amore, giubbotti anti-proiettole fatti di pentole, impiccati in bilico su un cavallo, rapine in banche collocate nel nulla, un troncone umano che si esibisce in un teatrino finché non viene sostituito da una gallina e, in chiusura, una carrozza diretta non si sa dove dove i passeggeri danno luogo a un vero Simposio platonico.
Insomma tutto il caravanserraglio dello spirito noir dei Coen dove aleggiano sempre i tempi biblici come speranza, pazienza, orgoglio e, ovviamente, il peccato.
I registi riconoscono poi il grande amore 'per gli spaghetti western' a cui si sono ispirati soprattutto nel secondo episodio (quello con protagonista un James Franco con la corda al collo), ma non si sentono affatto originali nell'aver fatto un western: «non è vero che oggi negli Usa non se ne fanno. È esattamente il contrario, se ne fanno più che negli '50,'60 e '70». Il loro rapporto con questo genere? «È antico - dicono -, risale al primo film che abbiamo tentato di andare a vedere di nascosto in un cinema di Minneapolis quando avevamo circa dieci anni. Però ci beccarono perché dentro il cinema si stava svolgendo una festa ebraica. Comunque - concludono i Coen - ne vedevamo tanti in tv e ci facevano impazzire quelli di Sergio Leone».