Lo sconosciuto del lago: desiderio,
eros e morte tra uomini che si cercano

Lunedì 30 Settembre 2013 di Adriano De Grandis
(frame dal film)
VENEZIA - Un film di corpi, sempre nudi, esuberanti, maschili che si chiude con un fantasma invisibile. Un unico luogo: le rive di un lago, dove sostano uomini in cerca di sesso. La sola musica l’agitarsi degli alberi e il respiro degli amanti eccitati.



Alain Guiraudie, premio a Cannes per la miglior regia in Un certain regard, offre il suo sguardo prettamente documentaristico all’universo gay più inquieto, senza pensare per un attimo di addolcirlo con una presenza femminile o eventuali digressioni sulla vita "altrove" dei personaggi. Ruota attorno a questo, in perfetto stile noir, una logica thriller, quasi metafisica, di cruising insaziabile, interrotta dalle conversazioni di Franck, il protagonista, con un giovane appartato (Henri), probabile bisessuale, timoroso (anche di surreali pesci siluri: per questo non fa mai il bagno), grassoccio, lontano, anche fisicamente, da ogni estetica obbligatoria, compresa quella voyeuristica; e che pone e si pone domande sulla vita, sui rapporti tra le persone, uscite da frammenti rohmeriani.



Il ritrovamento di un cadavere emerso dalle acque scuote l’identità idilliaca del battuage. E a esserne sospettato è quel 40enne (Michel), un’icona omoerotica anni ’70, di cui Franck si sta invaghendo. A tracciare le indagini arriva uno stralunato ispettore, che scruta il paesaggio umano con la curiosità di chi fatica a volte a capire non solo le faccende giudiziarie.



Guiraudie posta il suo Lo sconosciuto del lago nel cinema gay più realistico (grazie anche alla naturalezza degli interpreti), sincero e mai compiaciuto (per capirci lontano dalle valenze estetiche del “Sebastiane” di Jarman), torna alle radici più profonde del rapporto natura-uomo, affronta le controversie sesso/amore senza moralismi e ha la forza di permettersi eiaculazioni e rapporti orali visibili senza voler essere “scandaloso” per far parlare di sé.



Un film di puro, magnetico fascino, dove l’attrazione convive inevitabilmente con il suo pericolo: non a caso il protagonista avverte il partner di non usare il preservativo e non a caso continua a frequentarlo anche quando sa che potrebbe essere l’assassino. E in questa ulteriore "indagine" risiede il valore aggiunto del film: perché come in tutte le fiabe (e questa, a suo modo, lo è, bosco incluso) la paura del Lupo Cattivo nasconde il desiderio di incontrarlo.



Voto: ♦♦♦♦
Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci