Gemma, il giallo del ritardo: «Giuliano poteva salvarsi»

Giovedì 3 Ottobre 2013 di Emanuele Rossi
Giuliano Gemma e l'auto distrutta nell'incidente in cui ha perso la vita

Non mi hanno voluto in ambulanza con lui. Dal suo sguardo ho capito che stava lottando. Mi mancher. Trattiene a stento le lacrime Roberto Di Berardino, il migliore amico di Giuliano Gemma. A Cerveteri condividevano la vita quotidiana ma anche la passione più grande: l'arte e la scultura. Assieme, quasi ogni giorno da 9 anni, si incontravano al Metropolitan Museo di via Agellina. Tra un dipinto e la creazione di vasi etruschi, l'eroe dei western non si staccava dai laboratori di ceramica. «Non posso crederci ancora - si commuove Roberto - eravamo assieme mezz'ora prima, dalle 18,30 alle 19,10 e discutevamo sui programmi della serata con sua moglie Barbara. Prima di andarsene dal locale aveva voluto vedere le foto su Facebook della figlia Vera e dei nipoti. Poi lo schianto a due metri da casa mia, in quell'incrocio maledetto. Mi sono precipitato. Giuliano mi ha dato il suo telefonino e volevo abbracciarlo».

QUELLO STRANO RITARDO

Inizialmente non sembravano critiche le condizioni dell'attore. «Era cosciente - aggiunge nel racconto l'amico artigiano - parlava dicendo che i suoi documenti erano nella giacca. L'ambulanza è intervenuta ma è rimasta ferma troppo tempo ed è partita solo quando ne è venuta un'altra. Io non capisco il motivo. Quelli del 118 mi hanno risposto che non poteva andare via perché c'era un bambino ferito. Ma io quel bimbo l'ho visto in piedi e l'ho anche accarezzato. Poi ho seguito Giuliano con la mia auto ma all'ospedale di Civitavecchia non ce l'ha fatta. Non so se sia deceduto prima, ho dei dubbi». Altri testimoni confermano le parole dell'amico di Gemma.

LE TESTIMONIANZE

«L'incidente è avvenuto di fronte alla mia abitazione - sostiene la signora Federica Palombi - e sono scesa subito in strada attorno alle 19,45. L'attore, che nel paese amavano tutti, era vivo ma l'hanno lasciato qui troppo tempo. Non so come funziona ma l'ambulanza, dopo averlo caricato, lo doveva portare via». Gary O'Hara (celebre la sua interpretazione in «Un Dollaro Bucato» con set cinematografico proprio nelle distese etrusche) a Cerveteri aveva il suo mondo. La passione per la scultura in primis visto che nella villa del Sasso in un laboratorio collezionava le sue opere: una su tutte la statua delle fatiche di Ercole di Steve Reeves. Un occhio aperto poi verso lo sport. «Ogni settimana - racconta il presidente della Asd Cerveteri Calcio, Mauro Mazzarini - chiamava perché voleva sapere il risultato della partita». Poi lo trovavi a passeggio in centro.

«Sempre pronto - ricorda Roberto Brini - a scambiare due chiacchiere con i clienti del bar Etrusco». Era ben visto anche dai politici locali. «Ha presenziato gli eventi culturali - scrive il sindaco cerveterano, Alessio Pascucci - senza far mancare mai il suo punto di vista esperto. Progettavamo di trasformare la città in un grande set cinematografico». Infine si era schierato in prima linea due anni fa contro l'ipotesi discarica a Pizzo del Prete. Per un assurdo gioco del destino, l'attore è volato in cielo qualche ora dopo l'annuncio ufficiale riguardo alla discarica di Cupinoro che accoglierà i rifiuti di Roma e provincia. Un sito a ridosso di quelle vallate etrusche in cui il Ringo galoppava in nome della Giustizia. Il soldato sudista buono (indimenticabile la colonna sonora «A man.. A story» portata in vetta all'Hit da Fred Bongusto) da queste parti mancherà anche per le battaglie in difesa del territorio.

Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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