Gianpaolo Bonzio
SUONI SPARSI di
Gianpaolo Bonzio

Un film sulla vita di Ferlinghetti.
Fresu: «Un grande visionario»

Domenica 13 Novembre 2022
Ferlinghetti davanti alla sua libreria a San Francisco

Ci sono tanti scorci e riferimenti all’Italia nel film dedicato alla straordinaria esistenza di Lawrence Ferlinghetti. Si passa dai festival romani alla terra di suo padre, la provincia di Brescia, senza dimenticare che gli autori della produzione sono il regista friulano Ferdinando Vicentini Orgnani e il compositore Paolo Fresu. Proprio il trombettista sardo ha interpretato dal vivo la colonna sonora del film “The Best Bomb” nel concerto di Controtempo al teatro Zancanaro di Sacile. Il film nasce dai ripetuti incontri tra il regista e Ferlinghetti nel corso dei quali Vicentini Orgnani ha anche recuperato diverso materiale inedito della vita del poeta della Beat Generation, arricchendolo dei contributi delle persone che avevano collaborato alle varie manifestazioni. Ampio spazio viene poi riservato alle performance romane, in particolare quella al teatro di Tor Bella Monaca nel maggio del 2008. Per quanto riguarda invece l’aspetto musicale, i titoli dei 13 brani originali, che hanno dato vita ad un disco, sono tratti dalla poesia “Autobiography” e da altri testi che compongono l’intera opera di Ferlinghetti e sono stati incisi poco prima della sua morte, avvenuta a 101 anni il 22 febbraio del 2021 come conseguenza del covid. Paolo 
Fresu, come ti sei avvicinato all’opera di Ferlinghetti?

«Conosco il regista Ferdinando Vicentini Orgnani da una ventina d’anni, quando realizzammo insieme, proprio nel 2002, il documentario “Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni” dedicato alla giornalista uccisa a Mogadiscio e poi abbiamo continuato a sentirci e a lavorare insieme. Lui da circa una decina di anni aveva avviato questo lavoro di ricerca incontrando lo scrittore e registrando diverso materiale in varie città. Alla fine di questo percorso, ricordo che ne parlavamo da almeno sette anni, mi ha chiesto di realizzare le musiche».

Come sono state concepite le composizioni? 

«Si tratta di brani realizzati da me e dai musicisti che fanno parte dei miei due gruppi, il trio con Dino Rubino al pianoforte e Marco Bardoscia al contrabbasso e il duo con Daniele di Bonaventura al bandoneon, che sono stati composti soprattutto durante i mesi della pandemia. Mi sono lasciato ispirare dal film di Ferdinando, dai suoi racconti e anche dalle suggestioni che ho provato anni fa quando sono andato a San Francisco. Ricordo che ero anche passato proprio davanti alla celebre libreria “City Lights”». 
Che idea di sei fatto di Ferlinghetti? 
«E stato un grande poeta e visionario, un profondo osservatore della realtà del secolo scorso. Si tratta di una figura davvero decisiva, anche se penso che sia ancora poco conosciuto al grande pubblico. Il film lo descrive molto bene ed emerge nel dettaglio il suo ruolo decisivo nella Beat Generation, anche come editore, al fianco di figure di primissimo piano come Allen Ginsberg, Gregory Corso e Jack Kerouac».

Il film racconta solo di San Francisco?

«Sicuramente San Francisco negli anni Sessanta è stata una città caratterizzata da un groviglio di incontri e di varie dinamiche culturali, di anticonformismo e di diversità sessuali. Ma la pellicola parla molto anche dell’Italia visto che Ferlinghetti discendeva da una famiglia originaria della provincia di Brescia. E poi aveva ripetuti contatti con gli italiani e ci teneva parecchio al nostro Paese. Era davvero molto legato all’Italia».

E del film su Ilaria Alpi cosa ricordi?

«Era la mia prima esperienza nel cinema, un lavoro di denuncia molto scomodo per quegli anni e sicuramente molto duro. Un film che racconta diversi misfatti dell’Italia di quegli anni. Un lavoro particolare che è servito anche per avviare il rapporto tra me e Vicentini Orgnani. Un dialogo che poi, come dimostra questa produzione su Ferlinghetti, non si è mai fermato». 

Ultimo aggiornamento: 20:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA