STORIA E STORIE di

 Che Paese è quello dove lo spazzino  paga più tasse di un gioielliere?

Venerdì 28 Marzo 2014
 Adesso siamo contenti, finalmente ne abbiamo la consapevolezza piena: siamo un Paese ricco dove i più ricchi sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, quelli dai quali lo Stato può trattenere le tasse alla fonte, direttamente sulla busta paga. L’Erario non deve fare sforzi, non deve disporre di una macchina burocratica mostruosa. Semplicemente ogni mese gli basta premere un tasto e automaticamente incassa. Siamo poco più di 60 milioni, ma 10 non pagano neppure un euro perché dichiarano meno di 8500 euro lordi l’anno. In compenso, il 5% dei contribuenti guadagna da solo circa un quarto (22,7% per essere precisi) di tutto il reddito prodotto dall’Italia, più di 180 miliardi di euro, sempre per essere precisi. E un po’ di migliaia di italiani possiedono la bellezza di 113 mila case all’estero per una valore di 23 miliardi. La nicchia di chi guadagna più di 300 mila euro lordi supera di poco la soglia dei trentamila. Ma non è questo che ci rende felici, qui siamo ancora alle statistiche più o meno gradite. La vecchia storia del pollo venduto ogni quatto persone, solo che una lo mangia e le altre tre guardano e fanno statistica. No, ciò che davvero ci rende diversi e più fortunati del resto d’Europa è che noi – stando alle dichiarazioni dei redditi – abbiamo scoperto e applicato la ricetta della felicità. Da nessuna parte al mondo il dipendente guadagna molto di più del suo datore di lavoro. In nessun alto paese lo spazzino o il bidello (lo so, non sono politicamente corretto: si dovrebbe dire operatore ecologico e collaboratore scolastico) guadagnano ogni anno più di albergatori, commercianti di negozi importanti, ristoratori di locali con centinaia di posti. Da nessuna parte i pensionati statali, ex impiegati comunali o insegnanti, denunciano all’erario più di piccoli imprenditori, avvocati, medici, professionisti. Ci sono barbieri e parrucchieri di saloni a conduzione familiare che pagano più tasse di certi gioiellieri con vetrine in centro città. Ora non bisogna giustamente generalizzare e credo sia anche tempo di finirla con crociate antievasori che lasciano il tempo che trovano. Ci hanno raccontato che Dolce&Gabbana erano due evasori patentati e hanno dovuto chiedergli scusa, oltre che mandarli assolti. In compenso si strombazza per eroe qualcuno che patteggia per molti milioni o si regalano scudi di ogni genere a chi ha portato capitali all’estero. Basta con i blitz ad effetto il giorno di Natale o quello di ferragosto, si portino le tasse a un’aliquota davvero equa e si cerchi bene dove si sa che si deve scavare. Se un gioielliere denuncia la metà di un pensionato c’è qualcosa che non funziona. Se un importante professionista riesce a denunciare meno della sua segreteria anche qui qualcosa non quadra. La verità è che non siamo un Paese felice, ma più semplicemente un Paese dove troppi fanno i furbi e danneggiano gli altri. Per uno che non paga le tasse, dieci le pagano al posto suo. E se il nostro reddito è da dipendente o da pensionato, allo Stato non costa niente prelevare. Continua a svuotare le stesse tasche. Ad incassare proteggendo chi evade o facendo poco per accertare gli imbroglioni. Altro che italiani ricchi e felici. Italiani bastonati e depressi. Abbiamo diritto a tasse giuste e a vedere in faccia chi ci imbroglia. Lo spazzino che guadagna più di un gioielliere non è l’immagine di un paese reale. Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA