Non soltanto il cittadino italiano si deve rassegnare a pagare sempre di più, cosa già è difficile da digerire in un periodo di grave crisi economica e disoccupazione in crescita. Da Roma pretendono di imporre le tasse come si trattasse dell'estrazione della lotteria della Befana: all'ultimo momento, quasi di sopresa. Ma a differenza di una lotteria non si vince nulla, anzi si deve mettere mano al portafogli: sarebbe dunque necessario e opportuno dare tempo ai cittadini di capire e di programmarsi. Invece siamo di fronte al paradossale: la tassa di turno deve entrare in vigore domani e oggi nessuno sa ancora quanto deve pagare. La scadenza c'è, ma all'ultimo momento viene prorogata, aumentando ancor di più la confusione. In questo caos è chiaro che sono in molti a sbagliare i pagamenti, con il risultato di aggiungere al danno anche la beffa di future sanzioni.
Ma non basta: è diventato ormai normale che la tassa di turno venga stabilita con aumenti retroattivivi (è accaduto con la Tares): gli effetti di tale aberrazione sono facilmente immaginabili su famiglie e attività economiche che avevano preparato bilanci prevedendo una determinata uscita e si ritrovano a dover pagare molto di più a conguaglio.
Un comportamento vergognoso per uno Stato di diritto. Ma la verità è che i cittadini di diritti ne hanno sempre meno e, al contrario, vengono gravati da sempre nuovi obblighi, subendo un trattamento che li fa assomigliare più a vassalli in balia della totale discrezionalità del Signore di turno, che a cittadini di una moderna società democratica.
Gli italiani sono pronti e disponibili ai sacrifici, se servono, e l'hanno sempre dimostrato: ma meritano rispetto. Cambiare di continuo i nomi di una tassa per far credere che sia stata abolita; modificare ogni giorno il suo importo; definire le modalità di pagamento a ridosso della scadenza sono comportamenti poco rispettosi. Anzi offensivi. E' ora di smetterla.
Ultimo aggiornamento: 17:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA