Il reato di persecuzione è tipicamente maschile (91,1 per cento) e soltanto nel 7,1 per cento dei casi autore e vittima sono dello stesso sesso. L’età media dell’autore è di 42 anni, quello della vittima di 38. Solo in un quinto dei casi i soggetti coinvolti sono stranieri: per la maggior parte autore e vittima sono italiani e, nel 33 per cento dei casi, hanno figli in comune. Il "movente" principale è il tentativo dichiarato di voler "ricomporre il rapporto" (50,6 per cento), seguito da ossessione sessuale o psicologica (21,1), gelosia (26,4) o la volontà di vedere un figlio conteseo (8,8). Nel 73,9 per cento dei casi, autore e vittima hanno intrattenuto, anche nel passato, una relazione sentimentale, nel 9,1 per cento rapporti di conoscenza, nel 5,4 di amicizia. Solo in 5 casi su 100 non vi è stato mai alcun tipo di rapporto. I principali danni lamentati dalle vittime sono di tipo psicologico (68,9 per cento), fisico (41 per cento) o materiale (26,3). Soltanto il 10,8 per cento delle vittime dichiara di non aver subito alcun danno.
La persecuzione prosegue per lungo tempo: mediamente per 14,6 mesi. E prima che la vittima decida di presentare denuncia trascorrono più di 9 mesi. Nel 64 per cento dei casi, alla prima denuncia ne seguono altre. Ma una vittima su quattro alla fine preferisce rimettere la querela.
Per finire l’esito dei processi: in quelli monitorati dal ministero della Giustizia, risulta che il 42,5 per cento si sia concluso con sentenze di condanna, il 14,9 con pateggiamenti e slo l’11,5 con assoluzioni.
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