Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

 Riforma del lavoro a scapito dei più deboli

Martedì 23 Settembre 2014
 Ancora una volta il conto delle riforme lo pagheranno i più deboli. Sto parlando della "rivoluzione" del mondo del lavoro annunciata dal Governo e riassunta da un termine - Jobs Act -  incomprensibile per la maggioranza degli italiani. E che, proprio perché incomprensibile, nasconde facilmente una fregatura.
Per risollevare le sorti dell'Italia sembra che l'unica cosa da fare urgentemente sia quella di limitare diritti e garanzie per i lavoratori, ridurre gli stipendi (quantomeno nei primi anni), allungare i periodi di prova e apprendistato, aumentare il livello di precarietà. Il tutto fecendo credere agli italiani l'esatto contrario. A pagare il conto, insomma, vengono chiamati sempre gli stessi: in fondo è più semplice procedere così, piuttosto che impegnarsi per introdurre misure serie contro l'evasione fiscale miliardaria (con le quali iniziare a risanare i conti dello Stato) oppure avviare una campagna credibile contro la corruzione dilagante e fare in modo che le grandi aziende, il mondo della finanza, rispettino finalmente le regole, ripristinando il reato di falso in bilancio e introducendo quello di autoriciclaggio di cui si parla invano da anni. E' più facile ridurre i diritti dei lavoratori che fare un serio piano per tagliare gli sprechi dei soldi pubblici e per rilanciare gli investimenti. Così come, sul fronte della giustizia, invece di assicurare risorse adeguate e assumere i cancellieri necessari a celebrare i processi, si getta fumo negli occhi della gente limitandosi a ridurre le ferie dei magistrati: misura che non servirà a nulla.
Sarà pure colpa della globalizzazione, che ci vuole imporre di rinunciare a decenni di conquiste sociali, ma l'impressione è che la società ridisegnata dalle riforme in via di approvazione si avvia ad essere sempre più ingiusta: da un lato una ricchezza sempre più concentrate in poche mani, con una minoranza che gode di intoccabili privilegi; dall'altro la grande maggioranza dei cittadini, sempre meno tutelati, licenziabili senza motivo, con sempre meno libertà e autonomia. Fa ridere il richiamo al modello dei Paesi anglosassoni, dove il lavoro si trova sulla base delle capacità. In Italia troppo spesso è necessario conoscere qualcuno, farsi raccomandare: in un sistema così i licenziamenti facili rischiano di essere davvero un problema. Tra l'altro l'esperienza degli ultimi anni, all'insegna di flessibilità e precarietà selvaggia, non è stata sicuramente risolutiva dei problemi dell'economia italiana, sempre più ferma e stagnante anche perché è in costante aumento il numero delle persone - soprattutto dei giovani - che non hanno la possibilità di programmare la propria vita e di spendere.
Ultimo aggiornamento: 16:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA