Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Magistrati, dirigenze per anzianità contro carrierismo e strapotere delle correnti

Domenica 20 Febbraio 2022

La prima riforma, la più urgente, per cercare di superare una delle cause principali della crisi della magistratura riguarda il percorso per accedere agli incarichi direttivi: è necessario tornare al “vecchio” criterio dell’anzianità senza demerito, abbandonata anni fa per rincorrere (inutilmente) il mito di qualità ed efficienza. In un sol colpo si eliminerebbe (o quantomeno ridurrebbe sensibilmente) il fenomeno del carrierismo sfrenato che ha contagiato parte della magistratura (mutandone il volto e intaccando il principio costituzionale dei magistrati tutti uguali) limitando al tempo stesso lo strapotere delle correnti, oggi impegnate principalmente a sistemare gli amici nei posti più importanti, spartiti in base al peso elettorale di ciascun gruppo.

Le correnti sono sono una sciagura come vorrebbe far credere qualcuno, ma una ricchezza per la crescita professionale e il dialogo interno alla magistratura, a patto che cessino di occuparsi unicamente della spartizione del potere e tornino ad essere luoghi di confronto e discussione per contribuire a migliorare la giustizia e a farla funzionare.

Tutte le riforme finora portate a compimento o progettate sono andate nella direzione opposta. Da Tangentopoli in poi la politica ha come unico obiettivo quello di limitare il potere delle procure ma, incredibilmente, ha approvato norme che hanno rafforzato il potere dei  procuratori, diventati monarchi assoluti di una struttura verticistica nella quale i semplici pm devono solo ubbidire e allinearsi al "comandante" per paura di procedimenti disciplinari e pareri negativi. Recentemente il legislatore ha attribuito ai procuratori perfino il potere, senza alcun controllo, di stabilire se e quali notizie i cittadini debbano conoscere.

Ripristinare il criterio dell'anzianità senza demerito per nominare i "capi" degli uffici giudiziari consentirebbe al Csm di tornare ad occuparsi concretamente dell'autogoverno della magistratura, e delle numerose urgenze della giustizia, invece di dover concentrare gran parte delle risorse e del tempo nelle manovre di fine equilibrismo finalizzate a distribuire con il bilancino gli incarichi direttivi ad esponenti delle varie correnti.

L’attuale proposta di riforma firmata dalla ministra Cartabia prevede che tutto resti come prima. Con la sola differenza che servirà ancora più tempo per scegliere i dirigenti (e già oggi le procedure sono lunghissime) in quanto introduce l’audizione di tutti i candidati ad un posto direttivo: un lavoro defatigante che rischia di non cambiare il criterio finale di scelta, basato sull’appartenenza ad un gruppo e sul bilanciamento nella ripartizione dei posti.

Inutile, se non dannosa, infine, l'ipotesi di optare per la strada di un sorteggio preliminare dei magistrati da eleggere poi quali consiglieri del Csm. L'obiettivo dichiarato è quello di avere componenti autorevoli, indipendenti e liberi da condizionamenti. Ma, con molta probabilità, un magistrato solitario, senza un gruppo alle spalle, sarebbe debolissimo, molto più esposto e condizionabile, in difficoltà nel difendere scelte in contrasto con quelle proposte o sostenute da qualche corrente o semplicemente da un collega più potente.

Ultimo aggiornamento: 20:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA