Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

La beffa dei parlamentari condannati,
sempre al loro posto con stipendio e vitalizi

Domenica 28 Febbraio 2016
Una legge dello stato stabilisce che i parlamentari condannati per gravi reati debbano essere dichiarati decaduti; un regolamento varato da Camera e Senato prevede che venga revocato loro il vitalizio.

Ma come spesso accade, le norme che riguardano la "casta" solo soltanto simbolici e raramente vengono applicate (a differenza di ciò che accade per i semplici cittadini). I politici, infatti, tendono a difendersi a vicenda in quanto non si sa mai: prima o poi potrebbe capitare a tutti.

Il caso di Giancarlo Galan è eloquente: l'ex governatore del Veneto ha patteggiato per corruzione per lo scandalo Mose, con sentenza diventata definitiva nell'agosto del 2015. Eppure il deputato Galan è ancora al suo posto e continua a percepire lo stipendio. Non ha la dignità, il buon gusto di dimettersi. Anzi, per molti mesi, nonostante fosse agli arresti domiciliari, mantenne perfino la carica di presidente della Commissione Cultura. 

La procedura di decadenza è stata avviata lo scorso dicembre, a distanza di 4 mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, ma i tempi si preannunciano ancora lunghi, tra un rinvio e l'altro: chissà quando mai Galan sarà estromesso dalla Camera. Continuando di questo passo rischia di restare in carica fino alla scadenza del mandato, il prossimo anno...

In teoria l'ex Governatore del Veneto dovrebbe perdere anche il diritto al vitalizio. Ma anche questa è solo teoria. Per lui e per gli altri senatori e deputati condannati per gravi reati. Il regolamento approvato nel maggio del 2015 da Camera e Senato ha introdotto per tutti, infatti, una bella scappatoia: da un lato stabilisce che il vitalizio non spetta ai parlamentari condannati a pene superiori ai due anni di reclusione per mafia, terrorismo e reati contro la pubblica amministrazione (escluso l'abuso d'ufficio). Dall'altra prevede che il vitalizio deve essere ripristinato, con tanto di arretrati, nel caso in cui il parlamentare condannato ottenga la riabilitazione: procedura che avviene sempre, salvo nel caso di delinquenti abituali. Un ex deputato Dc, Gianmario Pellizzari ha già usufruito di questa norma salva-vitalizio e riavrà i suoi 5400 euro al mese, oltre agli arretrati relativi al periodo (sei mesi appena) nel quale l'assegno gli era stato revocato.

Una beffa nella beffa per i cittadini onesti che ancora credono che la legge sia uguale per tutti Ultimo aggiornamento: 21:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA