Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

 L'odio corre su Facebook: dobbiamo reagire a questo progressivo imbarbarimento

Mercoledì 25 Febbraio 2015
 Fanno rabbrividire i commenti postati da decine, centinaia di persone che, la scorsa settimana, si sono scagliate contro un avvocato, letteralmente "lapidato" su Facebook per aver semplicemente fatto il suo lavoro: ovvero per aver presentato ricorso al Tar contro un provvedimento di espulsione di un suo assistito. Un'espulsione particolare, non c'è dubbio: quella di un pakistano residente a Bolzano al quale il ministero degli Interni contesta di aver inneggiato alla jihad. Ma cosa cambia? Fortunatamente siamo ancora in uno stato di diritto, nonostante quello che pensano, dicono e propongono di fare alcuni esponenti politici che, pur di raccattare qualche voto, stanno pericolosamente giocando sulle paure della gente, alimentando intolleranza e odio. 
In uno stato di diritto si è colpevoli di qualcosa dopo essere stati condannati. Non prima. Non basta che qualcuno (sia esso un pm, un questore, un ministro) punti l'indice per accusare. Fortunatamente nel nostro Paese è previsto che sia un giudice, penale o amministrativo, ad effettuare un vaglio di queste accuse. Fino a quel momento esiste una presunzione di innocenza. E' un caposaldo della nostra civilità. Togliere la possibilità di ricorso ad una persona oggetto di espulsione, significa lasciarla in balia del più totale arbitrio. Calpestare il diritto di difesa, offendendo e minacciando chi si batte per farlo rispettare, rischia di portare su una brutta strada. Oggi capita al pakistano (e chi se ne frega, urla la folla in preda ad una sorta di isteria collettiva); domani può toccare a ciascuno di noi, cittadini che ci proclamiamo "perbene". Incredibilmente è già accaduto, perfino nei civilissimi Usa, dove a Guantanamo da anni sono rinchiuse persone senza processo e senza che sia stata formulata alcuna accusa a loro carico...
La politica, certa politica, deve finirla di giocare col fuoco: in Ruanda si è arrivati ad uno dei peggiori genocidi della storia, con la complicità di alcuni media che istigavano alla pulizia etnica, rilanciando i proclami di qualche esponente pubblico che, evidentemente, stava facendo i suoi interessi, per acquisire potere. Cerchiamo di non farci trascinare da questi venditori di odio che vogliono farci credere di pensare al bene collettivo, quando l'unico loro interesse è quello di catalizzare consenso atraverso slogan populistici e demagogici, Usiamo la testa. Non facciamoci imbrogliare da chi, sventolando l'allarme sicurezza (in parte gonfiato) vuole riversare su un nemico qualsiasi, meglio se straniero (l'arabo? l'africano? l'uomo dell'Est?) sul quale riversare il malcontento sempre più diffuso. 
Continuiamo a difendere la nostra civilità, i diritti conquistati faticosamente nel corso dei secoli. Non facciamoci allettare da chi vorrebbe tornare alle esecuzioni di piazza, da chi mette in atto vere e proprie flagellazioni pubbliche (anche quelle su Web, che consentono di tirare il sasso senza metterci la faccia...), da chi predicala giustizia, la vendetta privata: se salta il patto sociale, se saltano le regole, valide per tutti, a prescidenre dal colore della pelle, dal credo religioso, dal portafogli più o meno gonfio, è a rischio la nostra libertà, quella dei nostri figli. 
Lo sanno quegli avvocati e magistrati coraggiosi che continuano a battersi per i diritti. Quelli di tutti. Anche di chi su Facebook non accende il cervello prima di rendere pubblico il proprio commento...
Ultimo aggiornamento: 16:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA