Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Giustizia severa, ma solo con gli altri

Lunedì 11 Novembre 2013
Strano Paese: basta un incidente stradale perché si chieda a gran voce l'ergastolo per gli omicidi stradali; ma se in manette (sulla base delle leggi vigenti)  finisce un parente, un amico o ancor peggio un compagno di partito, ecco tutti a gridare al complotto e alla persecuzione; a polemizzare per l'ennesimo abuso nell'utilizzo del carcere. Strano Paese: per pene fino a tre anni di reclusione il legislatore, all'insegna di un condivisibile garantismo, ha deciso di non consentire l'emissione di misure cautelari (nella fase delle indagini) e ha introdotto la concessione di pene alternative al carcere (dopo la condanna); ma ogni qualvolta una persona arrestata dalla polizia viene rilasciata (in attesa di processo) o affidato ai servizi sociali sulla base di queste norme, iniziano attacchi e contestazioni perché si sostiene che il delinquente di turno "è già fuori". La realtà è che attorno alla sicurezza pubblica e alla giustizia molti politici (e certa stampa) continuano a speculare alla ricerca di facili consensi, assecondando le reazioni emotive dell'opinione pubblica invece che affrontare le questioni con serietà. E così, invece approntare riforme all'insegna dell'equità e dell'efficienza si preferisce continuare a produrre leggi contraddittorie, continuamente modificate, a dir poco schizofreniche, per poi prendersela con chi è chiamato ad applicarle. Nella confusione, in fondo, c'è sempre spazio per farla franca, soprattutto per chi ha potere e denaro ed è in grado di assoldare gli avvocati migliori (e magari di farli anche eleggere in Parlamento per modificare le norme che possono dar fastidio). Alla fine la severità della pena viene reclamata soltanto nei confronti di poveri e diseredati. Insomma dei più indifesi. O più semplicemente degli altri. Ultimo aggiornamento: 14:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA