Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Diffamazione e diritto di cronaca

Domenica 27 Ottobre 2013
Sparisce il carcere per i giornalisti, ma le multe aumentano in modo esponenziale. Il testo di legge approvato alla Camera (ora dovrà passare al Senato) rischia di creare non pochi problemi alla libertà di stampa. È vero che oggi per chi diffama è prevista anche la pena detentiva - che l'Europa ha messo al bando, ritenendola non commisurata al tipo di reato - ma è altrettanto vero che gran parte dei processi si concludono con condanne ad una multa di rado superiore ai mille euro. Il carcere è limitato a pochissimi casi, i più gravi. Con la riforma approvata alla Camera sparisce il carcere (per fortuna), ma il legislatore ha previsto multe da 5 a 10 mila, con un massimo di 60 mila nel caso in cui il fatto attribuito sia consapevolmente falso. Giusto, dirà qualcuno: chi sbaglia deve pagare. Ma il risultato rischia di essere peggiore degli errori che si vogliono punire: sanzioni così pesanti (alle quali si assommerà il risarcimento dei danni in sede civile) appaiono esagerate e avranno come effetto principale quello di spingere i giornalisti a non scrivere più le notizie "scomode" per non correre rischi. Per un giornalista free lance, retribuito 5 euro lordi ad articolo, 60 mila euro costituiscono sei anni di lavoro... Il risultato sarà un'informazione ancora più povera e meno coraggiosa. Esattamente il contrario di quello che ci vorrebbe nel nostro Paese. L'auspicio, dunque, è che il Senato riesca a definire un testo meno pesante nei confronti dei giornalisti, contemperando il legittimo diritto dei cittadini alla reputazione e all'onore, con la tutela del diritto di cronaca. Tanta severità per i giornalisti, stride tra l’altro, con il clima crescente di litigiosità, volgarità, offese e ingiurie di tutti i tipi a cui ci hanno abituato la politica e molti ambienti della cosiddetta società civile. Insomma, da un lato in Parlamento ogni epiteto, anche il più oltraggioso e diffamatorio è possibile per definire l’avversario, dall’altro si vorrebbe sanzionare con multe "salate" ogni parola dei giornalisti sopra le righe. Conferma delle finalità punitive della riforma. Ciò detto, la nuova legge ha sicuramente qualche elemento positivo: ad esempio introduce l'avvenuta rettifica come elemento che il giudice può valutare per stabilire la non punibilità dell'articolo diffamatorio: ciò spingerà i mezzi d'informazione a dare adeguato spazio a rettifiche e repliche, cosa che oggi non sempre fanno, in violazione delle norme deontologiche della professione. Il legislatore, però, avrebbe dovuto avere più coraggio per quanto riguarda le querele temerarie e infondate, oggi senza alcuna punizione e sempre più spesso utilizzate per intimidire il giornalista e indurlo a non continuare a scrivere. Ebbene, il testo approvato alla Camera prevede la possibilità di condanna per il querelante temerario, ma le multe sono piuttosto contenute per costituire davvero un freno a questo fenomeno. Ultimo aggiornamento: 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA