Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

 Contro la corruzione un nuovo modello sociale, non leggi più severe

Lunedì 2 Giugno 2014
 Tutti a chiedere nuove leggi, norme più severe, maggiori controlli per contrastare la corruzione. È la solita litania, già vista e rivista, a cominciare dai primi anni Novanta, quando scoppiò Tangentopoli. Come allora anche adesso, dopo gli arresti per presunti episodi di malaffare a Milano, in relazione agli appalti per l’Expo, è scattata immediata l’indignazione, la richiesta di maggiore pulizia. Ma è indignazione vera o solo di facciata? Alcuni di coloro i quali si scandalizzano per il malaffare dilagante sono gli stessi che proposero e votarono l’abolizione del reato di falso in bilancio (consentendo l’impunità per chi falsifica i conti delle aziende per creare le provviste in nero e poter pagare tranquillamente le mazzette); altri sono quelli che si oppongono strenuamente da anni all’introduzione del reato di autoriciclaggio. 
Quasi nessuno pare rammentare che le norme sulla corruzione sono state modificate appena un anno e mezzo fa e ancora meno numerosi sono coloro i quali spiegano che quelle modifiche - condivisibili o meno che siano - hanno avuto finora un unico effetto: azzerare decine e decine di sentenze di condanna, costringendo i Tribunali a rifare i processi per applicare le nuove norme, in taluni casi più favorevoli all’imputato rispetto a quelle vecchie.
Gli indignati dell’ultimo momento vorrebbero ora nuove modifiche alla normativa sulla corruzione. Ma il problema, a mio avviso, non è giudiziario. O quantomeno non solo giudiziario. È prima di tutto culturale, come dimostra il comportamento degli imprenditori coinvolti nelle indagini, tutti pronti a pagare le tangenti senza batter ciglio. È possibile, mi domando, che non ci sia nessuno capace di ribellarsi alle richieste illecite di denaro e a denunciare l'andazzo prima di essere arrestato? Ricordiamoci che non stiamo parlando di nornali cittadini, di persone deboli e indifese di fronte allo strapotere dello Stato, ma del fior fiore dell’imprenditoria. E dunque persone che hanno potere e mezzi, e che dunque avrebbero la possibilità di opporsi. Ma non lo fanno, accettando che la corruzione diventi la norma: evidentemente ritengono che sia più conveniente pagare che confrontarsi in un libero mercato; adeguarsi all'andazzo. D'altro canto un numero crescente di cittadini ha accettato con rassegnazione, nel corso degli anni, un sistema sociale basato su raccomandazioni, conoscenze, favoritismi, nepotisti e scorciatoie di ogni tipo. Un tessuto sul quale il germe della corruzione trova terreno fertile per crescere e diffondersi. Contro il quale è stato fatto poco o nulla. È da questa situazione che bisogna partire per sconfiggere la corruzione. E' questo il fronte sul quale la politica deve impegnarsi con l'obiettivo di ricostruire un tessuto sano, combattendo quel modello sociale che valorizza i "furbi" e gli scorretti, premiando al contrario chi si comporta con correttezza e ha il coraggio di opporsi, di denunciare il malaffare. L’esempio deve arrivare dall’alto, da chi ci governa (cosa che ne recente passato non è purtroppo avvenuto): solo così si potrà iniziare a sconfiggere la corruzione, riducendola ad un fenomeno eccezionale, fuori della norma, da sanzionare in maniera adeguata.
Ultimo aggiornamento: 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA