Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

Quando un'evasione unisce avvocati e magistrati all'insegna del rispetto dei diritti

Giovedì 20 Aprile 2023

Nel gran caos di accuse e controaccuse che avvolge il caso dell'imprenditore russo Artem Uss, evaso dagli arresti domiciliari mentre aspettava la decisione sull'estradizione chiesta dagli Usa, c'è un dato di fatto inconfutabile: per la prima volta, dopo tanti anni, avvocati e magistrati si sono "saldati" in un fronte comune a difesa dei diritti degli indagati. Ed è paradossale che a fare da catalizzatore di questa inedita convergenza sia stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il quale ha innescato la reazione dell'avvocatura inviando gli ispettori e sollecitando l'apertura di un procedimento disciplinare a carico dei magistrati  a suo avviso colpevoli di aver concesso senza motivo i domiciliari (con braccialetto elettronico) al detenuto poi fuggito. 

La Camera penale di Milano, che da Mani pulite in poi ha criticato aspramente la magistratura, ora attacca con una durezza mai vista il ministro da sempre più amato dagli avvocati per le posizioni favorevoli alla separazione delle carriere e ad una limitazione nell'utilizzo della custodia cautelare.

L'azione intrapresa da Nordio contro i giudici della Corte d'appello di Milano viene definita dai penalisti  "un forte elemento di intimidazione", esercitato dal potere esecutivo (e ancor peggio da uno stato straniero, gli Usa, che hanno protestato per l'evasione di Uss) nei confronti di quello giudiziario. 

La Camera penale di Milano contesta al ministro della Giustizia di voler entrare "nel merito della fondatezza di un provvedimento non impugnato dagli organi legittimati (...) La tutela dei diritti e delle libertà individuali passa anche attraverso il rispetto della giurisdizione".

Accuse pesantissime quelle formulate dagli avvocati, che fanno propria la dichiarazione resa dal presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia ("Le norme di garanzia possono avere un costo. Perché espongono ad un rischio, ma in mezzo c'è la libertà della persona") e si associano di fatto alle dure dichiarazioni con cui il direttivo di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, ha definito le interferenze del potere esecutivo un rischio per la libertà dei giudici in quanto rendono "i cittadini più esposti e indifesi, costituendo perciò una sostanziale aggressione alle libertà costituzionali fondamentali".

Mai come oggi, insomma, le posizioni di magistratura e avvocatura appaiono vicine su un tema, quello dei diritti dell'indagato, della presunzione d'innocenza, di cui fino a pochi giorni fa il principale portabandieraera era proprio il ministro Nordio.

Il tutto accade nei giorni in cui l'avvocatura sta scioperando per sollecitare una riforma della giustizia in direzione di un più marcato garantismo. Una protesta che sottolinea, se ce ne fosse bisogno, le enormi contraddizioni di una politica che da anni si proclama attenta a questi temi, tanto da proporre e approvare condivisibili norme secondo le quali il carcere è diventato una misura residuale, ma al tempo stesso non perde l'occasione, dopo ogni fatto di cronaca, per unirsi al coro di un'opinione pubblica che vorrebbe tutti in galera per poi buttare la chiave. Una politica che dice di voler depenalizzare per poi creare nuovi reati. Ma il garantismo non può essere un principio da sbandierare a piacimento e applicare solo quando conviene. Non può fare rima con impunità per gli amici e tolleranza zero per gli altri.

Ultimo aggiornamento: 20:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA