Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa ha accolto il reclamo collettivo presentato dagli avvocati Marilisa D'Amico e Benedetta Liberali per conto dell’associazione non governativa International Planned Parenthood Federation European Network (organismo impegnato dagli anni ’50 in 172 paesi per potenziare l’accesso ai programmi di salute delle fasce più vulnerabili) e ha stabilito che l’obiezione di coscienza non può impedire la corretta applicazione della legge 194 del 1978.
Si tratta di una decisione importante; un pronunciamento all’insegna della civiltà e del rispetto delle donne, che va al di là delle opinioni personali e delle inevitabili dispute ideologiche che prevedibilmente scatenerà.
La legge 194 prevede, infatti, che indipendentemente dalla dichiarazione di obiezione di coscienza dei medici, ogni singolo ospedale debba garantire sempre il diritto all’interruzione di gravidanza delle donne, cosa che oggi purtroppo non sempre accade: oltre il 70 per cento dei ginecologi, infatti, è obiettore di coscienza. Il risultato è una violazione dei diritti delle donne, costrette a disagevoli spostamenti da una struttura all’altra, nonché a lunghe liste di attesa per poter effettuare l’interruzione di gravidanza. Ora, sulla base della decisione europea, lo Stato italiano dovrà attrezzarsi per garantire il rispetto della legge.
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