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Coronavirus e app Immuni, chissà se ora ci riscopriremo tutti paladini della privacy

Martedì 28 Aprile 2020 di Andrea Andrei
Sarà molto interessante registrare la reazione degli italiani all'introduzione dell'app di tracciamento Immuni. Sarà di collaborazione o di rifiuto totale? Più che altro capiremo il livello di consapevolezza che i cittadini hanno della privacy e il valore che le danno. Immuni serve per tenere traccia delle persone contagiate e per monitorare con chi sono venute in contatto. Il fine è tenere sotto controllo la diffusione del virus ma anche proteggere i cittadini, avvertendoli se hanno ragione di preoccuparsi di essere stati contagiati. L'app è anonima e funziona solo con il bluetooth, e non con il gps: non rileva quindi dove la gente si sposta, ma solo con chi entra in contatto.

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Però Immuni è efficace solo se viene scaricata da tante persone, meglio se da tutti, e sarà difficile convincere tutti a utilizzarla. Un po' come Google Maps: se il navigatore è in grado di indicare traffico, lavori in corso, posti di blocco e altro, è perché quelle informazioni vengono prese dai tanti che usano la stessa app. Dov'è la differenza? Google utilizza il gps e conosce ogni spostamento di un utente, oltre ai suoi gusti e alle sue abitudini. Eppure, quando apriamo un account, spesso non pensiamo alle informazioni che condividiamo con un'azienda privata. Se non scaricheremo Immuni è perché riscopriremo il valore della privacy? Oppure perché ci fidiamo più di una multinazionale che dello Stato?

andrea.andrei@ilmessaggero.it Ultimo aggiornamento: 22:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA