Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 79, giorno 3. Il morso di Guadagnino
lascia il segno. Athena, non solo frastuono

Sabato 3 Settembre 2022

Balzo poderoso in avanti del Concorso, con almeno due film meritevoli. Il primo film italiano in gara, che italiano poi non è, porta la firma di Luca Guadagnino, che esplora l’horror dopo il remake di “Suspiria” con una storia on the road in America, dove due adolescenti vivono la loro diversità di cannibali. “Bones and all” è un morso significativo che lascia il segno. Facciamo la conoscenza di Maren a inizio film quando addenta improvvisamente un dito a una campagna di classe che le mostra lo smalto delle sue unghie, gustandoselo tra lo sgomento generale. Costretta quindi a fuggire di nuovo con il padre per non farsi trovare e abbandonata da quest’ultimo subito dopo, incontra prima un anziano morboso e sinistramente pericoloso come Sully (Mark Rylance) e successivamente il coetaneo Lee, identificati attraverso l’odore che un cannibale emana dal suo corpo. Il viaggio porterà i due giovani in cerca delle proprie radici familiari, fino alle conseguenze più estreme. Se Taylor Russell ruba costantemente la scena allo smunto Timothée Chalamet, Luca Guadagnino ci riporta nell’America reaganiana e al cinema degli anni ’80 (si ritrova, tra gli altri, l’uso della dissolvenza incrociata, sempre più dimenticato), dove sul futuro incombe costantemente l’ombra del passato, ed elaborando figure mitologiche, in primis quella di Kronos (Saturno), che ingoiava i propri figli, traccia un commovente percorso, dove la solitudine e il bisogno di amare e di essere amati si esplicita in modo cruento, sposando l’aspetto orrorifico al romanzo di formazione. La poetica del regista sull’età adolescenziale, da “Chiamami col tuo nome” alla magnifica serie “We are who we are”, si consolida attraverso uno sguardo affettivo non comune e a un linguaggio contemporaneo, anche quando nel finale la storia diventa più esplicitamente feroce, dimostrando che l’amore si nutre non solo di sentimenti, ma anche di corpi, dove la carnalità diventa lo specchio di una sessualità estrema e il fiero pasto identifica l’orgasmo. Tratto dal romanzo di Camille DeAngelis ha nel cast anche, tra gli altri, Chloë Sevigny e David Gordon Green. Voto: 7,5.

Di “Athena” (secondo film in Concorso della giornata) del francese Romain Gavras, figlio di Costa-Gavras, non si dimentica per niente la potenza inarrestabile di una regia muscolare, capace di piani-sequenza e scene di massa memorabili, come quello iniziale. Tragedia greca che incendia il quartiere così denominato, dopo l’uccisione di un giovane immigrato da parte della polizia (tema piuttosto ricorrente nel cinema francese, a cominciare dal recente “Les misérables” di Ladj Ly, non caso qui co-sceneggiatore), il film porta la dimensione conflittuale sociale all’interno di una famiglia, dove ogni figlio fa parte di fazioni contrapposte (forze dell’ordine, immigrati rivoltosi). Ne esce un film di esile narrazione, lasciando il campo a un’azione testosteronica sbalorditiva, tra musiche assordanti e cori evocativi, una specie di danza di guerra, dove il messaggio politico finale è che ad alimentare protesta e scontri sono in realtà esponenti dell’estrema destra, camuffati da poliziotti. Voto: 6,5.

Chiude il Concorso del giorno il grande documentarista Frederick Wiseman, presente stavolta con un breve racconto di finzione, fuori dai suoi abituali oggetti sociali di attenzione, dove Nathalie Boutefeu, tra specchi d’acqua, scogli e giardini in fiore, diventa Sofia che legge le sue lettere al marito Leo Tolstoj, che non ci fa una bella figura. “Un couple” è cinema essenziale con discendenze nobili, che merita rispetto, ma che non accende grande interesse. Voto: 6.

Purtroppo “Padre Pio” (Giornate degli Autori) conferma come Abel Ferrara resti da tempo un grande regista (anche qui vi è traccia) che non sa più fare grandi film. A parte l’uso dell’inglese di Shia LaBeouf (e di tutti), che stona immediatamente, il parallelo con gli eventi italiani del Sud Italia dopo la I Guerra mondiale è pretestuoso, la ricostruzione storica banale e la figura del tormento del frate scricchiolante, seppur a lume di candela. Con dolore, una brutta caduta. Voto: 4,5.

 

Ultimo aggiornamento: 14-09-2023 14:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA