Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 78, giorno 8. Freaks out si ingolfa
Russia e Halloween, scene di nuovo terrore

Giovedì 9 Settembre 2021

Quarto titolo italiano in Concorso, probabilmente il più divisivo: non c’è dubbio che a Gabriele Mainetti, diventato celebre con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, il coraggio non manchi; a difettare semmai è il risultato finale, indicatore di una bulimia narrativa che rischia, in diversi punti, di ingolfare il motore del racconto. Siamo a Roma nel 1943, subito dopo l’Armistizio, con i tedeschi in casa già avviati a seminare terrore. Siamo dentro a un circo, dove ci stanno 4 personaggi curiosi, fenomeni da baraccone, alla corte di Israel: un’esplosione improvvisa ci dice che siamo appunto in un periodo di guerra. I cinque vogliono fuggire, Israel raccoglie i risparmi di tutti e poi sparisce. Nel frattempo un altro circo, di matrice tedesca, opera in zona, non con gli stessi benefici intenti. Mainetti gioca a fare le cose (troppo) in grande con "Freaks out" e soprattutto dà libero sfogo alle sue passioni cinematografiche, non risparmiandosi: si parte con “Roma città aperta” e si arriva anche a “La signora di Shanghai”, ci sono inoltre Fellini e Tod Browing, Tarantino e Benigni, Spielberg e la Marvel, e tanto altro ancora, perché da “Bastardi senza gloria” (altro immediato punto di riferimento) ormai tutti provano a cambiare anche la Storia. Se da un lato è lodevole cercare nuove strade e avere ambizioni di produzioni robuste (e qui ci siamo), poi bisogna trovare anche un equilibrio interno al racconto, saltando dal dramma alla commedia, dal fumetto alla Storia (si pensi ai partigiani), perché far ridere e far esplodere in modo visivamente rilevante anche la tragedia, con gente inerme freddata già ferita a terra, non è semplice; e se le avventure dei fantastici 4 strappano più di qualche volta il sorriso, mezz’ora di battaglia cruenta attorno a un treno diretto ai lager nazisti è decisamente troppo. È un film caciarone, che rischia per troppi stimoli di diventare perfino noioso, nonostante il cast (Santamaria, Pietro Castellitto, Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Tirabassi e Franz Rogowski) sembra divertirsi. Peccato, un po’ meno ambizione e un qualche spicciolo in più di moderazione (anche nelle lodi avute per il film d’esordio) avrebbero sicuramente giovato. Voto: 5.

Vale anche per l’altro film in Concorso, il russo “Captain Volkogonov escaped”, firmato in coppia da Natasha Merkulova e Aleksey Chupov. Siamo nella Russia 1938 e il capitano del titolo sta nel famigerato Servizio di sicurezza nazionale. Fuggito per evitare seri guai, durante una epurazione del gruppo, dove molti colleghi finiscono sotto processo e poi giustiziati, il senso di colpa e la voglia di redenzione lo portano a portare la verità ai parenti delle tante persone arrestate e giustiziate, per futili motivi. In questo modo crede di riconquistarsi il Paradiso. Al di là del premio finale, che lascia già una discreta perplessità, il film è intriso di una violenza estremizzata e spesso anche gratuita (si pensi alla lezione su come uccidere un condannato con un solo colpo di pistola alla nuca, che si trascina per lungo tempo) e da una ripetitività delle azioni (dopo mezzora è già tutto detto), stabilizzandosi tra il thriller politico e la denuncia di un regime totalitario, che permette a chi ha un minimo di potere di fare quello che vuole con e, soprattutto, delle persone. Voto: 6.

Fuori Concorso è passato il dodicesimo film della serie Halloween (stavolta “Halloween kills”), secondo della serie di ripartenza dall’originale di Carpenter, a firma di David Gordon Green, che riparte da dove ci aveva lasciati. Nella consueta cornice di Haddonfield, Michael Myers torna a farsi trucemente vivo, iniziando a compiere una strage tra i pompieri accorsi per debellare l’incendio della casa di Laurie. Ormai catalogabile come prodotto industriale, difficilmente capace di dare più senso a queste operazioni interminabili, l’ultima puntata si fa notare per la considerazione che il Male si annidi tra la popolazione e che Myers ne rappresenti soprattutto l’energia negativa. Stavolta (e non sarà l’ultima) si torna nella casa di origine (ora di proprietà di una coppia gay, puntualmente massacrata) e nonostante i tanti tentativi, alla fine Myers se la cava sempre. Jamie Lee Curtis appare poco, spesso distesa sul letto d’ospedale. Voto: 5.

 

Ultimo aggiornamento: 07:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA