Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 76. Giorno 1. La "falsa" verità,
il Kore-eda parigino funziona

Giovedì 29 Agosto 2019

Dal Giappone a Parigi uno rischia anche di perdersi. Dal cuore delle famiglie nipponiche, con le loro cadenze, ritmi e comportamenti, a quello delle famiglie occidentali, con le loro nevrosi, egocentrismi e rimpianti, specialmente se intellettuali e artistiche, il percorso non è semplice. Kore-eda Hirokazu racconta da tempo la sua terra e la sua società: lo fa con una quota autoriale importante, eppure anche con uno sguardo libero e appassionato, senza cedere alle lusinghe di uno stile invadente. Per questo il suo scandaglio dentro le stanze familiari ricorda il grande Ozu, per questo Kore-eda è un regista che può piacere a tutti. E una volta tanto questo non è un difetto.
“La vérité” apre ufficialmente il Concorso di Venezia76 e il risultato è decisamente apprezzabile. C’erano motivi di incertezza, perché in passato altri autori importanti erano maldestramente scivolati, abbandonando il loro habitat, buon ultimo l’ottimo regista iraniano Asghar Farhadi (quello di “Una separazione” per intenderci), che, aprendo Cannes 2018, pagò con “Tutti lo sanno” l’incontrollata trasferta in Spagna e il cast divistico con Javier Bardem e Penélope Cruz. Qui stavolta invece siamo a Parigi e le star sono Catherine Deneuve e Juliette Binoche (e anche Ethan Hawke, anche se conta meno). Le due sono madre e figlia, la prima è un’attrice affermata, la seconda una sceneggiatrice in cerca di affermazione. L’occasione di rivedersi è data dalla pubblicazione del libro di memorie di Fabienne (Deneuve), che induce Lumir (Binoche) a tornare in Francia da New York assieme alla figlia e al marito, debole interprete di serie tv americane. Kore-eda mantiene intatta la costruzione narrativa armoniosa delle sue opere migliori e nei dettagli si scoprono riferimenti e attenzioni conosciute, ma è anche intelligentemente disponibile ad accettare il gusto della commedia francese, fatto di ironia e frivolezza, all’interno di racconti dove rammarichi e nostalgia hanno il sopravvento. Non solo: il film incorpora, metalinguisticamente, un risvolto parallelo sul set, dove Fabienne è impegnata. A queste figure si sommano altri personaggi, che entrano ed escono dal film con sobrietà, compreso il fantasma di Sarah, un’attrice giovane morta anni prima, mentre recitava assieme a Fabienne e sulla quale scomparsa l’attrice avrebbe il suo peso. Ragionando su piani riflettenti sul concetto di verità, il cui apporto finzionale del set comporta l’evidente aggancio, il film si snoda in un confronto sempre più serrato tra madre e figlia, dove le vite vengono messe a nudo, in un rapporto che ha viaggiato e viaggia ancora sulle bugie, perché come Fabienne spiega a Lumir, che la rimproverava di essersi inventata, nel libro, vicende del passato mai avvenute, “la verità non appassiona”. Di scrittura impeccabile e di recitazione sublime, “La vérité” non sarà il miglior film di Kore-eda, ma è senza dubbio una piacevole, intrigante commedia, che non dice niente di nuovo, ma lo fa con garbo e intelligenza. Voto: 7.
Non altrettanto si può dire di “Pelikanblut”, opera che, inaugurando la sezione “Orizzonti” (già alla prima visione resta comunque una zona inafferrabile), ci porta dentro il dramma urlante di una bambina adottata da una giovane madre single, dal passato non chiaro, che possiede un maneggio in Germania. Wiebke ha già un’altra figlia adottiva da tempo e la speranza è che le due bambine vadano d’accordo. In realtà Raya, l’ultima arrivata, ha turbe distruttive, probabilmente generate da una tragedia vissuta con la madre naturale. La regista Katrin Gebbe forza un racconto oltre le due ore, portandolo all’esasperazione, finendo in piena dimensione horror, dove, davanti al fallimento della scienza e delle strutture sociali, per recuperare la bambina, si affida a una sciamana, che sembra riuscire nell’impresa, scacciando il Male dal corpo di Raya. Un film al femminile che esclude ideologicamente il maschio, nonostante il poliziotto invaghito di Wiebke, sia in realtà il personaggio più equilibrato e più affettuoso. Voto: 5.
  Ultimo aggiornamento: 07:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA