Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Un eroe dalle illusioni perdute:
Farhadi e Giannoli, buon weekend al cinema

Venerdì 7 Gennaio 2022

Rahim è in prigione per un debito non azzerato. Uscito per un breve permesso, deve cercare di saldare la situazione. La sua fidanzata trova casualmente una borsa contenente monete d’oro. Rahim però non le vuole usare a suo vantaggio, cercando di ritrovare il legittimo proprietario. Diventa così una specie di eroe. Ma il mondo mediatico lo espone a situazioni incontrollabili, ribaltando una immagine rispettosa ed esponendolo a una serie di contraddizioni e presunte colpe, dove la verità non solo fatica a venire a galla, ma non sembra interessare proprio a nessuno. Tornato in patria, dopo un’infelice parentesi spagnola con “Tutti lo sanno”, il regista iraniano pluripremiato (quarta presenza a Cannes, stavolta è suo il Gran Premio della Giuria), con “Un eroe” Asghar Farhadi (di cui si ricorderà almeno “Una separazione”, Oscar straniero bissato da “Il cliente”), ritrova la sua migliore scrittura, e ritorna a comporre un racconto morale, interrogandosi sulle scelte del singolo e sull’effetto che esse fanno sull’opinione pubblica. Assumendo la cadenza di un thriller psicologico ed etico (la figura “fantasma” della donna della borsa), il film si insinua nel conflittuale rapporto tra cittadino e giustizia (in Iran certamente più sensibile di altri Paesi), ma soprattutto nelle contraddizioni più devastanti di come una persona possa essere travisata nei suoi comportamenti, finendo triturata nella macchina dei social, tema quanto mai attualissimo ovunque. Così l’eroe finisce in un attimo nella polvere e le circostanze passate, che lo hanno portato in carcere, non impediscono di appesantire la situazione. Farhadi è forse meno complesso di altre volte (qui la storia è abbastanza semplice e ha un percorso molto lineare), ma certamente affronta uno dei grandi temi contemporanei: l’impossibilità di stabilire oggi una verità condivisa, in una società dove predomina il “falso” credibile (e a suo modo se ne servirà, inutilmente, lo stesso protagonista). Nell’ultima inquadratura di rassegnata resa, l’eroe ormai stanco comprende come sia perennemente insicuro distinguere il bene dal male, ormai confuso in una quotidianità dove anche l’orgoglio è un pessimo consigliere. Voto: 7,5.

A volte ci sono film che non ti aspetti, opere sulle quali non si sarebbe scommesso e che invece rivelano interesse e meritano apprezzamento. “Illusioni perdute” è una di queste. In Concorso all’ultima Mostra gode della discendenza dal romanzo di Honoré de Balzac, che è già un gran bel punto di partenza. Ma non sempre può bastare. C’è un giovane poeta di campagna che si reca a Parigi in cerca di notorietà. Qui, mentre la capitale è divisa tra monarchici e liberali, e il giornalismo inizia a diventare una professione, anche ben remunerata specie nella corruzione dilagante, Lucien finisce in un giro di nobili e giovani rampanti, menzogne e doppi giochi, trasformando la fama costruita faticosamente in un fallimento totale, perdendo ogni conquista, amore compreso. Xavier Giannoli faceva pensare a un polpettone, invece riesce nell’intento di rendere accattivante un film molto ben scritto e ben interpretato (da Benjamin Voisin a Xavier Dolan, fino a Gérard Deaprdieu), rendendo sopportabilissime le due ore e mezzo, senza divagazioni estetiche e un senso del racconto apprezzabile. Ed è un ulteriore film che in questo periodo (pur ambientato nell’800) ci parla della verità, dell’informazione, nella corruzione della nostra contemporaneità. Voto: 7.

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