Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Santa o no, Benedetta tra preghiere e sesso
Audiocassette e amori, il falso impera

Venerdì 3 Marzo 2023

Alla fine del XVI secolo, una fanciulla devota alla Madonna e che pensa di avere un contatto diretto con Gesù, non solo nei sogni, entra nel convento di Pescia, ma l’arrivo di una pecoraia scatena una passione erotica, che porta sconquasso e rovina al convento e alle sue ospiti, mentre la peste incalza. La vita di Benedetta Carlini, vissuta fino a oltre la metà del Seicento, mai diventata santa, dà lo spunto a Verhoeven per raccontare un mondo sostanzialmente corrotto, dalla Madre superiora – una cinica Charlotte Rampling – più attenta alle finanze che alle preghiere, fino alle lotte di potere interne, lo spionaggio e i tradimenti. Se la sacralità del luogo e della dottrina imposta dalle regole canoniche trovano rilevanza in una mortificazione del corpo, dall’umiliazione fisica nel sottrarsi a ogni suo istinto fino all’uso penitenziale dell’autoflagellazione, da buon iconoclasta il regista olandese rovescia l’affermazione della carnalità, da sempre al centro del suo cinema irriverente, attraverso una doppia infrazione: il libero sfogo della pulsione sessuale e la scandalosa propensione all’accoppiamento lesbico, qui esibito nella giocosa testimonianza della propria nudità di Virginie Efira e di Daphne Patakia (Bartolomea), che diventa l’amante. Verhoeven non si risparmia e nell’intenzione dissacratoria del racconto, si permette un Cristo in croce denudato, oggetto voluttuario di un sogno di Benedetta, ma ancora più audacemente l’uso impertinente di una statuetta della Madonna, che mette in ombra il famoso crocifisso di Linda Blair (“L’esorcista”), nello stile causticamente trash risaputo. A ben guardare Verhoeven traccia il medesimo “viaggio” compiuto da Nomi Malone nel suo “Showgirls” (1995), portando “Benedetta” a esserne una sorta di versione seicentesca, dove i sogni di una ragazza che giunge a Las Vegas in cerca di successo sono condivisibili con quelli di una giovane novizia, ansiosa di scalare i vertici del comando, diventando in breve tempo la nuova Madre Superiora. Se il clero è riassunto dal nunzio Lambert Wilson che accorre a Pescia per condannare al rogo Benedetta, ma finisce col subire la rivolta popolare che in lei vedeva una specie di santa in grado di fermare il diffondersi in città della peste, a Verhoeven interessa ancora una volta distruggere i cardini simbolici della società (e della religione), con effetti a volte esilaranti, attraverso il suo acre sarcasmo, quasi come a volte ci trovassimo immersi in una commedia divertente. Costruito con una catena di eccessi (si pensi al Gesù sterminatore con tanto di spada), il film, passato a Cannes ben due anni fa, si guarda bene dall’uscire dall’ambiguità se Benedetta fosse davvero una santa o una millantatrice. Che per un film a suo modo sulla fede non è certo un peccato. Voto: 7,5.

AUDIOCASSETTA, CHE RICORDI - Una vita da falsari. Se nella Napoli degli scudetti di Maradona il padre truccava le bottiglie di whisky, i tre figli, Erry in testa, hanno ingrandito gli orizzonti, mettendo su un commercio illegale di audiocassette, vendute ovunque. Sydney Sibilia ritrova la sua vena migliore, dopo la parentesi meno riuscita delle “Rose”, e dirige con "Mixed by Erry" una commedia quasi grottesca e quasi vera che dice molte cose su questo Paese di ieri e oggi, Sanremo compreso: ritmo sostenuto, giovani interpreti perfettamente oliati, come i più noti Di Leva e Gifuni, colonna sonora adeguata. Un film, prodotto anche da Matteo Rovere, divertente e caustico. Non abbandonare ai titoli di coda. Voto: 6,5.

CREDEVO FOSSE AMORE - A un convegno nel  New Jersey la neurochirurgo Marta incontra un collega che vive a Budapest, sua città natale. Infatuata da tale conoscenza Marta decide di tornare in patria per tentare di avere una relazione con János. Ma quando finalmente riesce a trovarlo, lui la sorprende dicendo di non averla mai incontrata. Lili Horváth ragiona sulla solitudine degli affetti e sull'ossessione di amare che porta gli individui a non riconoscere più la distinzione di cio che è vero e reale da quello che si vorrebbe fosse tale. Costruito per progressiva agnizione di sé e degli altri, il film vive su un'atmosfera quasi inquietante, nonostante qualche digressione, come quella del giovane infatuato, forse eccessivamente ingombrante. Ma è un film che racconta la sconvolgente avventura di volersi sentire amati. Bellissimo il titolo: "Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo". Voto: 7.

NOSTALGIA DI UN'EPOCA - Ancora un fim sul cinema, come luogo, e sulla fine di un modo di viverlo e di un'epoca. Denso di nostalgia e di affetti laceranti. Il cinema come teatro della vita. Peccato che con "Empire of light" Sam Mendes si confermi uno dei registi più sopravvalutati degli ultimi decenni (a parte "Skyfall", che è davvero bello, perché Mendes si mette al servizio di 007 e non viceversa), con un racconto un po ammuffito, scandito da una regia classicamente pigra e una storia che rischia di non interessare più dopo un quarto d'ora. Va da sè, bravissimi gli interpreti, Olivia Colman in testa. Voto: 4.

Ultimo aggiornamento: 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA