Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Più ombre che luci, più acqua che anice
Scamarcio e Sandrelli tra arte e balere

Venerdì 4 Novembre 2022

È indubbio che la figura di Michelangelo Merisi, per tutti Caravaggio, possieda elementi umani e artistici tali da invogliare a ricostruzioni storiche e romanzesche sulla sua vita e ovviamente sulla sua morte. L’arrivo sugli schermi del film di Michele Placido, regista e qui anche attore come più solitamente è, è la conferma di un interesse indelebile: semmai il rischio di avventurarsi ancora sulle dinamiche che portarono il fenomenale pittore a essere protagonista tra risse, omicidi, fughe, fino a rischiare la decapitazione, è quello di non escogitarne una ulteriore necessità, non tanto sull’aspetto creativo, dove è difficile aggiungere altro, ma anche su quello personale, non trovando una chiave di lettura molto personale, per rendere attraente l’operazione. Il Caravaggio di Placido e Riccardo Scamarcio non poteva quindi che essere molto materico, ferocemente plumbeo, sgraziato e maledettamente affascinante: lo capisce subito la sua “Ombra”, che in realtà è il vero personaggio del film, un Louis Garrel incaricato dal Papa per decidere se potevano più o meno esistere le condizioni per una possibile grazia. Se l’artista si muove con tutto il rumore possibile, il prelato si aggira sullo schermo quasi in silenzio, in modo assai subdolo, incapace di evitare una sottile attrazione, ma al tempo stesso rigorosamente tenace nel suo compito investigativo, specialmente quando la Chiesa grida al sacrilegio per la sfrontatezza del pittore di usare ragazze popolane, quando non prostitute, per giunta morte in tragiche circostanze, come immagine della Madonna, per citare la famosa “Morte della Vergine”. Non meno rilevante è la figura della nobile Costanza Colonna che diede spesso rifugio a Caravaggio e qui riproposta da una Isabelle Huppert in una versione insolitamente più contenuta, al pari del cardinale Del Monte (lo stesso Placido), dissidente convinto per amore dell’arte e della bellezza, destinate a essere ovviamente temute in Vaticano. Senza dimenticare il collega di tela, il “conservatore” Baglione, invidioso della sua bravura, qui a tratti macchiettisticamente proposto come un Salieri al cospetto di Mozart. Febbrile e irrequieto, ritratto in quella lotta tra luce e ombra che la fotografia di Michele D’Attanasio evidenzia in modo esplicito, non privo di momenti di tensioni emotive, come l’incontro in carcere con Giordano Bruno, l'Ombra di Caravaggio di Placido tuttavia s’impianta in un asservimento narrativo spesso didascalico. Privilegia la descrizione all’insolenza della visionarietà, con la cadenza di sceneggiatone di lusso, compiaciuto nell’esuberanza dei corpi e dalla rilevanza della “cronaca”, lontano com’era prevedibile dalle suggestioni trasgressive di un Derek Jarman, traditore di ogni biopic possibile, immerso nell’audacia dell’arte e non nella declinazione della Storia. Voto: 5,5.

INDAGINI MIRACOLOSE - Cristina, una giovane suora che vive in un monastero, si reca in centro città. Al ritorno è costretta a prendere un taxi, ma lungo la strada l’autista la conduce in un luogo isolato, la violenta e cerca di ucciderla, senza riuscirci. Le indagini sono affidate a un ispettore che individua il colpevole, non senza l'ossessione di consegnarlo alla giustizia. "Miracle - Storia di destini incrociati" è un paradigma morale per un film diviso in due blocchi narrativi, nel quale le contrapposizioni (materialismo/spiritualismo, tradizione/contemporaneità, giustizia/fede) servono al regista Apetri per scuotere, un po’ meccanicamente, la coscienza di una Nazione, catturandone tutte le contraddizioni, compreso miracolo finale inatteso. Voto: 7.

PIÙ ACQUA CHE ANICE - Da giovane Olimpia era un idolo delle balere. Ora sente che la fine si avvicina e con un segreto pesante compie un viaggio in Svizzera per andare a trovare un'amica, strada facendo fermandosi al matrimonio della sorella, dove è attesa per cantare. Si fa accompagnare da Maria (Silvia D'Amico) , con un camper sgangherato, appena licenziata dallo stabilimento balneare dove lavorava. Tra le due donne, all'inizio contrapposte, nasce una affettuosa amicizia, mentre il segreto lentamente si svela, tra un incontro e l'altro delle persone che hanno attraversato la vita di Olimpia. Stefania Sandrelli si sforza di dare un'emozione che raramente arriva in un film dispersivo di ricordi e che cerca di stare in equilibrio tra commedia e dramma, con una parte finale che stona con il tono leggero che si vorrebbe dominante. In "Acqua e anice" la regia di Corrado Ceron lascia scivolare piuttosto inerte le tappe del viaggio, che tocca un minimo di curiosità soltanto con l'ingresso in scena di Paolo Rossi. Voto: 5.

 

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