Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Pericolo dal cielo, ma l'umanità non crede
McKay e l'apocalisse grottesca del mondo

Venerdì 10 Dicembre 2021

Un professore di astronomia (DiCaprio) e una sua laureanda (Jennifer Lawrence) fanno una sensazionale scoperta: una cometa finora sconosciuta. Ma c’è un problema: la cometa è diretta a tutta velocità sulla Terra, provocando nel giro di 6 mesi un impatto devastante, con la fine di ogni forma di vita. I due studiosi cercano in tutti i modi di fare capire al mondo la gravità della situazione, ma ad ogni livello (presidenza degli Stati Uniti, media e gente comune) la priorità va ad altri interessi, mentre l’ora dell’apocalisse si avvicina sempre più. Ora in sala e a breve su Netflix, un film catastrofico, pessimista e senza speranza, travestito da commedia grottesca che riflette sull’incapacità ormai dilagante di cogliere il senso del pericolo e della sopravvivenza da parte di una umanità troppo impegnata a rincorrere il cazzeggio quotidiano, nutrito dai media, mentre la politica fa sempre il suo sporco ruolo. Adam Mckay gioca di architetture complesse e digressioni sintattiche come ai tempi di “La grande scommessa” (il suo film fin qui più apprezzato) e con “Don’t look up” (Non guardare in alto) accentua meccanismi perversi nelle dinamiche sociali e politiche (nel film sopracitato perlopiù economiche), che finiscono col travolgere tutto scatenando cataclismi collettivi. Certo si può obiettare che il frastuono, ancorché divertente, giochi abbastanza facile e che la cattiveria si serva soprattutto di snodi narrativi che si avventano superficialmente sui temi che irrompono, ma il registro è tutt’altro che leggero ed è lampante come la sua effervescenza faccia a pezzi un’umanità così ridicola da meritarsi l’attacco della cometa. Così, nel cast stellare che si sussegue sullo schermo, la presidentessa Meryl Streep è una sfacciata parodia trumpiana (e ricorda in parte anche il Jack Nicholson di “Mars attacks”); Cate Blanchett è l’epitome della spavalderia insana dei talk show dove l’audience divora ogni valore: e anche se non raggiunge la profondità del recente “France”, il discorso sulla contemporaneità e la verità non è vago e altrettanto crudele. Non sfugga poi come la gente non avverta più alcun pericolo che non sia visibile, tanto da mettere in dubbio l’esistenza stessa della cometa (e qui, ma non è il solo, il riferimento al Covid è evidente), e si faccia beffare da una politica barzelletta; senza contare poi l’esigenza degli eroi, gli scienziati che diventano star, e un finale beffardo, dove se in apparenza ad avere la meglio sono sempre i ricchi e i potenti, si avvera un’ultima profezia, anche se bisogna aspettare più di 22.000 anni per vederla compiuta. Insomma un film intelligente e divertente, caustico e a suo modo disarmante, che sembra chiedersi, come nel finale del romeriano “Diary of the dead”, se questa umanità meriti davvero di essere salvata. Voto: 7,5.

ISOLA MIA - Una coppia di registi americani si reca nell’isola di Fårö, sulle orme del grande regista svedese Ingmar Bergman, per trovare anche l’spirazione al loro prossimo film. Mia Hansen-Løve con "Sull'isola di Bergman" affronta l’ennesimo sconfinamento tra realtà e finzione, dove la costruzione artistica si affaccia e si confonde con la quotidianità, in un corto circuito ormai piuttosto abusato. Lo stile leggero, il senso quasi didattico dei rimandi all’opera del grande regista, la freschezza della natura, la fragilità dei sentimenti declinano un film che lascia un disinteresse crescente durante la visione. Voto: 6.

PADRE E FIGLIO: CERCASI FAMIGLIA  -  Il film di Uberto Pasolini “Nowhere Special” vede James Norton come il padre del piccolo Michael, entrambi abbandonati da tempo dalla madre. Il giovane genitore, di professione lavavetri a Belfast, sa che ha il tempo contato per via di una malattia incurabile. Cerca quindi, con l’aiuto dei servizi sociali, una nuova famiglia per suo figlio. Il film per gran parte della durata è uno scandaglio sociale interessante di famiglie improbabili, mentre il rapporto padre-figlio è spesso toccante. Peccato che il finale precipiti in una dimensione patetica e fin troppo lacrimevole, con i preparativi di scatole-ricordo e soprattutto un fermo-immagine mano nella mano sul quale si conclude il film. Voto: 6.

 

 

Ultimo aggiornamento: 14:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA