Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Non solo France, anche tanta Italia
I magnifici 10 film del 2021

Venerdì 31 Dicembre 2021

Si chiude un anno alquanto disgraziato per il cinema, con le sale a lungo chiuso per la pandemia e con una ripartenza molto lenta, rallentata ora anche da nuove paure e disturbi (le mascherine di un solo tipo, il divieto di dolciumi e bibite, eccetera). Detto questo è stato un anno, al contrario delle aspettative, per niente da dimenticare per la qualità media dei film (dai festival, alle uscite in sala), specialmente per l’Italia che forse ha dato un segnale che non si vedeva da anni, se non da qualche decennio, tanto che generalmente nella classifica dei nostri 10 migliori film dell’anno raramente entra un titolo italiano; e stavolta invece sono più di uno (e alcuni rimasti fuori sono comunque di ottimo valore). I film che seguono sono usciti in sala, nell'anno solare 2021, anche se questa classificazione dovrà prima o poi essere in qualche modo rivista.

1 FRANCE di Bruno Dumont

Il film dell’anno. Nome di donna (una giornalista), nome di un Paese. Non a caso si comincia con una conferenza stampa “sbalorditiva” del presidente Macron. Bruno Dumont, regista poco amato per il suo stile respingente, scava con lucidità e sarcasmo dentro i comportamenti di una società malata di immagine, vittima di un colossale travisamento percettivo della realtà. Tutto si manifesta attraverso la mistificazione in uno specchio deformato dalla necessità di inganni e audience, perché a contare ormai è soltanto la rappresentazione di ogni gesto, ogni fatto. Un film spudoratamente tragico e grottesco sulla contemporaneità.

2 DRIVE MY CAR di Hamaguchi Ryūsuke - Film complesso, stratificato, straordinariamente elegante, profondo ed emozionante, racconta la vita privata e professionale dell’attore e regista teatrale Yusuke. Tratto da un racconto di Murakami, attraverso la messa in scena di “Zio Vanja” il regista giapponese fa emergere caratteri, conflittualità e sentimenti, affrontando questioni spigolose come sesso e amore, ed esistenziali su come percepire e affrontare la morte (di sé e degli altri), tra ricordi e rimpianti.

3 ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo - Racchiuso in un carcere isolato, nel mezzo di una natura aspra e spesso ostile, vissuto su una costante attesa di una partenza che non arriva, consumato tra rapporti danneggiati e costanti ostilità, il film è il capolavoro di un regista che sa raccontare il bisogno di sodalizzare dell’umanità, in slanci inaspettati. Qui tra corridoi spettrali e celle disadorne, c’è tempo per la speranza e la solidarietà, come in una cena tra carcerati e guardie a lume di torcia.

4 MARX PUÒ ASPETTARE di Marco Bellocchio – Il decano dei registi italiani non solo conferma la “giovinezza” straordinaria di un ottantenne meraviglioso, ma firma il suo film più sofferto, un documentario familiare, ritratto intimo di una confessione, frantumazione di ogni forma di privacy per raccontare se stesso e il mondo che lo circonda. Un film oltremodo lacerante, doloroso, racchiuso in un senso di colpa perenne sulla morte del fratello gemello avvenuta più di 50 anni fa.

5 DAYS di Tsai Ming-Liang – Un uomo incontra un giovane massaggiatore in un hotel, il cui gesto si fa sempre più erotico. Se possibile, il grande regista taiwanese espande ancora di più la sottrazione nel suo cinema: qui non ci sono dialoghi, le solitudini fluttuano nel silenzio, i corpi cercano il loro spazio, il tempo evapora. Su tutto resta il suono di un carillon, malinconico ricordo di un contatto fisico e struggente.

6 WEST SIDE STORY di Steven Spielberg – La rilettura personale di un grande classico americano di inizio anni ’60 diventa lo sfavillante percorso (politico, culturale, ecumenico) nel cuore del movimento dei corpi, in uno spazio coreografico dove lo sguardo si tuffa, dove a pagare sono sempre i più poveri e gli immigrati e la rabbia fornisce solo un alibi alla violenza. L’opera più sentita di un grande regista.

7 IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader - Ennesima variazione sul tema della colpa e della redenzione, qui agganciata alle famose violenze subite dai prigionieri iracheni ad Abu Ghraib da parte dei soldati americani. Schrader compatta i vari rami del racconto, le connessioni tra gli azzardi del tavolo e della vita, con un percorso sinuoso e tellurico, ritratto di un’America incapace di dominare le proprie pulsioni, andando facilmente in tilt come un flipper troppo stimolato.

8 I GIGANTI di Bonifacio Angius – Un film segnato da un cupo pessimismo, ben più manifesto di altri lavori di questo schivo regista sardo. Codardia e distruzione: cinque amici si ritrovano in un casolare isolato e si autodistruggono. Un’opera immersa nel buio, con la morte sempre appresso, dove Angius fa tutto: scrive, dirige, recita, monta e fotografa.

9 PETIT MAMAN di Céline Sciamma – Il tempo come dinamica privilegiata dei sentimenti. Un film al femminile, sul passaggio traumatico dell’infanzia, pieno di grazia. Un bosco, una casa, una mamma che torna bambina. Ulteriore conferma della bravura di questa regista francese.

10 SESSO SFORTUNATO O FOLLIE PORNO di Radu Jude – Il regista rumeno si diverte ancora una volta a far crollare l’immagine morale e politica di una Nazione, attraverso lo spiacevole episodio di un’insegnante che trova in rete un filmino porno col marito, registrato durante la pandemia. Film teorico e sarcastico, tra scene hard e una specie di processo che diventa una farsa. Orso d’oro a Berlino.

 

Ultimo aggiornamento: 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA