Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cine 2022. Un anno nel segno degli Orsi
Licorice pizza e Avatar sul podio

Venerdì 30 Dicembre 2022

Come ogni anno eccoci a stilare una classifica dei film usciti negli ultimi 12 mesi, in questo caso al solito rigorosamente in sala, una distinzione che probabilmente è destinata a cadere in breve tempo, vista la diffusione sempre più massiccia di film su piattaforme, anche di grandi autori, che saltano totalmente il passaggio nei cinema. Un problema che sta alimentando un dibattitto sempre più serrato sul futuro delle sale, quindi cinema non solo inteso come produzione, ma anche distribuzione e “luoghi” di visione. Come ogni volta la classifica è soltanto uno stimolo per ripassare ciò che abbiamo visto ultimamente, dove le assenze sanno essere perfino più rumorose delle presenze, ricordandosi che tutto questo è soprattutto un gioco. E che le scelte individuali hanno molte ragioni, non da tutti sempre condivisibili.

1 GLI ORSI NON ESISTONO di Jafar Panahi 

Ci sono diversi motivi che portano questo film a essere in testa, a cominciare dal fatto che è un ottimo film, ovviamente. Poi è girato da un regista iraniano, che come è noto da diversi anni è stato costretto agli arresti domiciliari e adesso si trova pure in carcere, in attesa di processo. In più la situazione politico-sociale in Iran vede ogni giorno manifestazioni crescenti di piazza contro il regime teocratico e purtroppo anche una repressione feroce. Infine è anche il film che per la maggioranza dei presenti all’ultima Mostra di Venezia era meritevole del Leone d’oro, ma si sa che nulla è fallace come le giurie dei festival cinematografici. Un film sui confini, geografici e cinematografici, dove un regista (al solito lo stesso Panahi) si reca in un villaggio per stare più vicino alla troupe che sta girando il suo nuovo film, in un altro Stato a pochi passi dalla frontiera. Un film drammaticamente sospeso tra finzione e realtà, cinema e vita, temi che lo stesso regista svolge da tempo e qui portati all’ennesima potenza.

2 LICORICE PIZZA di Paul Thomas Anderson 

Siamo negli anni ’70, nella San Fernando Valley: la crisi petrolifera, la musica che scoppia dentro lo schermo e i “licorice pizza” diffusi negozi di dischi. È solo una storia di due ragazzi (lui è Cooper Hoffman, figlio del grande Philip Seymour; lei Alana Haim: va da sè bravissimi), che Anderson sa rendere universale in modo straordinario, con tocchi autobiografici, nel suo vibrante cinema di esistenze instabili. La conferma di un grande regista, tra i più grandi narratori del cinema degli anni Duemila.

3 AVATAR – LA VIA DELL’ACQUA di James Cameron

Starebbe al primo posto per esperienza sensoriale al cinema, film di pazzesca meraviglia continua. Il podio è comunque meritato, nonostante qualcuno si ostini a criticare la debolezza della trama, come se un certo cinema non potesse farne anche a meno per toccare il cuore dello spettatore. Con James Cameron si torna quindi sul pianeta Pandora per un’opera sentimentale sul “vedere”, sul desiderio del cinema di ribadire la propria essenza/esistenza, che discende da Méliès e Ford per cominciare. Dalla foresta al mare, l’incanto resta intatto.

4 THE FABELMANS di Steven Spielberg – Il film autobiografico di Spielberg parte da un treno (visto al cinema) e arriva alla fascinazione di un bambino per il cinema, dove il regista fa primeggiare la potenza dell’immagine, illustrando una grande passione e il suo rapporto con la realtà. Commovente soprattutto nella prima parte, mostra come il cinema disveli, modifichi, interpreti la realtà, anche nella sua forma più crudele. Non si può non essere spielberghiani.

5 SPENCER di Pablo Larraín – La popolare e tragica figura di Lady D. immersa in un ambiente ostile: il regista cileno gioca magnificamente la carta horror, trasformando la residenza reale in un nuovo Overlook hotel. I riti amati dalla regina e la sua corte sono oggetto di sarcasmo, ma i momenti di Diana con i propri figli (specie nel finale) sono di grande tenerezza. Bravissima Kristen Stewart.

6 MEMORIA di Apichatpong Weerasethakul – Un film che è soprattutto un suono, un rumore sordo, che nasce da qualche parte, forse nella foresta, una specie di rantolo, che coglie il mondo nella sua dimensione più ipnotica, sospesa, prima di scomparire, mentre tutto riprende lentamente. Tra una coltivatrice di orchidee (la sempre magnifica “aliena” Tilda Swinton), un’archeologa e un fonico che lavora nell’ambiente della musica, il regista thailandese gira, stavolta in Colombia, un nuovo film magico.

7 UN ALTRO MONDO di Stéphane Brizé – Il mondo del lavoro, stavolta visto dalla parte dirigenziale, che il bravissimo regista francese ormai scandaglia da tempo. Qui siamo al controcanto di “In guerra” e ancora parole e silenzi sono dosati in modo emozionale. Mostra soprattutto l’inquietudine di un uomo che vorrebbe come la sua categoria fosse più umana, lottando anche con traversie private. Al solito, uno straordinario Vincent Lindon.

8 ESTERNO NOTTE di Marco Bellocchio - A distanza di una ventina d’anni, Bellocchio torna ancora sul rapimento e assassinio di Aldo Moro, trasformandolo in serie tv di 6 episodi (o in un lungo film). Una composizione aggiornata, dal racconto fluviale, che trova nell’ultimo capitolo tutta la sua potenza politica, durante la confessione che il recluso Moro affida al prete confessore prima dell’esecuzione, che diventa un duro e rabbioso j’accuse, specie nei confronti dei suoi più illustri colleghi democristiani. Bellocchio è sempre un grande.

9 THE BATMAN di Matt Reeves - In uno scenario architettonico raramente così sbalorditivo, Reeves sposta appropriatamente la mira in una sintomatica, febbrile, perfino tellurica riappropriazione di molti percorsi cinematografici, a cominciare dall’atmosfera dark, tra il cavaliere oscuro di Nolan e il nero profondo di Fincher. Se la violenza viene sublimata da un’estetica stupefacente e da un montaggio a tratti prepotente, in quest’ultimo Batman emerge la dualità di un personaggio romantico e malinconico, che ben si addice al corpo e ai gesti di Robert Pattinson

10 PICCOLO CORPO di Laura Samani – Piccolo corpo, ma non piccolo film. Un’opera prima italiana che parla di leggende tra i monti del Nordest, come quella che ai bambini nati morti è negato il paradiso. Un viaggio nel XIX secolo che parla di donne e maternità, in modo materico e spirituale, tra personaggi misteriosi, oscillando tra realtà e miracolo. Il paesaggio fa il resto. Laura Samani è davvero la sorpresa italiana dell’anno.

 

Ultimo aggiornamento: 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA